Pietro Raso
3 minuti per la letturaLAMEZIA TERME – C’è anche il consigliere regionale Pietro Raso, coinvolto nella sua qualità di sindaco di Gizzeria, all’epoca dei fatti, tra gli imputati assolti finiti sott’inchiesta per le autorizzazioni al lido del Grand Hotel Marechiaro.
Secondo le accuse, che non hanno però retto, avrebbero fatto “carte false” per favorire la realizzazione del lido del “Grand Hotel Marechiaro” di Gizzeria Lido, sottraendo anche aree per la libera balneazione. Ma il gup Francesco De Nino, ha accolto le richieste dei difensori e dello stesso del pm Giuseppe Falcone, dichiarando il “non luogo a procedere” per un imputato, assolvendo tre per imputati che avevano optato per il rito abbreviato.
Sono stati assolti “perché il fatto non sussiste”: il sindaco di Gizzeria (difeso dall’avvocato Salvatore Cerra) all’epoca dei fatti, attuale consigliere regionale della Lega, l’ingegnere Pietro Raso, 53 anni, l’imprenditore Paolo Sauro, 67 anni, titolare del Grand Hotel Marechiaro (difeso dall’avvocato Francesco Gambardella), Gino Cesare Mauro, 44 anni (difeso dall’avvocato Francesco Gambardella) progettista. Nessun rinvio a giudizio invece per il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Gizzeria, Domenico Mazzocca, 57 anni (difeso dall’avvocato Vincenzo Genovese) che non aveva invece chiesto l’abbreviato. Per tutti la Procura della Repubblica di Lamezia aveva chiesto il rinvio a giudizio a dicembre 2019 con l’accusa – a vario titolo ed ognuno nelle rispettive qualità – di falsità ideologica ed abuso d’ufficio. Pesanti le accuse che erano state mosse dall’allora titolare del fasciolo, il pm Marica Brucci, sulla base di una informativa della Capitaneria di Porto, Guardia Costiera di Vibo Valentia e stazione navale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia.
In particolare, Paolo Sauro e Mauro avrebbero concorso a rappresentare falsamente la situazione del tratto costiero negli elaborati grafici allegati alle rispettive richieste di rilascio delle concessioni demaniali marittime stagionali a servizio della struttura alberghiera “Gran Hotel Marechiaro”, allegando – secondo le accuse – elaborati riferibili alla situazione dell’arenile e della linea costiera risalente al 2010, non aggiornata e difforme dall’attualità, la cui fedele descrizione avrebbe comportato il mancato accoglimento delle istanze, ricadendo l’area oggetto di concessione in mare e più precisamente in corrispondenza della foce del lato “La Vota” – sottratta alla balneazione – ed aver altresì omesso di allegare la documentazione fotografica del tratto costiero interessato, in violazione di quanto disposto dal Piano di indirizzo regionale sull’utilizzo del demanio marittimo.
E ancora: Mazzocca avrebbe attestato falsamente la regolarità urbanistico demaniale delle pratiche relative alle richieste di concessione demaniale marittima stagionale del lido “Grand Hotel Marechiaro” inducendo altresì in errore la Regione Calabria la quale rilasciava il 26 giugno 2017 e il 14 giugno 2018 i pareri vincolanti di competenza in senso favorevole al rilascio delle concessioni demaniali stagionali sulla base di una rappresentazione progettuale – secondo le accuse – dello stato di fatto della costa riferibile al 2010, diversa da quella in atto all’attualità delle richieste presentate dal titolare del “Grand Hotel Marechiaro”, divenuta incompatibile con l’accoglimento delle richieste per la presenza del lago “La Vota” in corrispondenza dell’arenile assegnato. Secondo le ipotesi accusatorie, inoltre, Mazzocca avrebbe omesso altresì di richiedere la documentazione fotografica del tratto costiero interessato (rilasciando a Sauro la concessioni demaniali marittime stagionali sulla base degli elaborati progettuali macroscopicamente falsi con riferimento alla situazione dei luoghi rappresentata).
Per l’allora sindaco Raso l’accusa era quella di aver emanato una ordinanza (nell’interesse del “Grand Hotel Marechiaro”), con la quale si stabiliva il divieto di navigazione per tutte le imbarcazioni per l’intera stagione balneare (dalle 8 alle 20), ordinanza ritenuta illegittima per competenza rientrando la regolamentazione del traffico marittimo nelle attribuzioni esclusive del Corpo della Capitaneria di Porto, privando cittadini e pescatori della possibilità di accedere al canale navigabile “laghi La Vota” per gli usi di svago e lavoro. In questo procedimento era stata individuata come parte offesa la Regione Calabria.
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