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Paolo Mascaro

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LAMEZIA TERME – L’ex sindaco Paolo Mascaro non è incandidabile (“risulta altamente incerta – scrivono i giudici – la possibilità di ritenere responsabile il Mascaro, anche per omessa vigilanza, del verificarsi delle condizioni di cui all’art.143 TUEL” che hanno portato allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose), mentre gli ex consiglieri comunali Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino sono stati, invece, dichiarati incandidabili (“come emerge dagli atti – scrivono i giudici – hanno cercato l’appoggio elettorale delle consorterie mafiose contribuendo così ad un serio vulnus di indipendenza dell’organo elettivo del Comune”.

LEGGI LA NOTIZIA DELLA PRIMA UDIENZA

 

Due mesi e mezzo dopo l’ultima udienza, dunque, il Tribunale collegiale di Lamezia ha emesso la sentenza di primo grado sulla richiesta – avanzata dal ministero dell’Interno  (LEGGI– di incandidabilità nei confronti dell’ex sindaco di Lamezia, Paolo Mascaro, degli ex consiglieri comunali Giuseppe Paladino e Pasqualino Ruberto, tutti e tre ritenuti diretti responsabili dello scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. All’ex sindaco, come si ricorda, oltre alla contestazione di aver difeso nel processo “Perseo” contro il clan Giampà alcuni imputati e di aver contemporaneamente svolto il ruolo di sindaco, sono stati anche contestati cinque atti amministrativi (gli affidamenti del verde pubblico, di un bene confiscato a una cooperativa, la mensa scolastica, la manutenzione delle strade e il disordine amministrativo), mentre per gli ex consiglieri comunali la richiesta di incandidabilità si basa sul loro coinvolgimento nell’operazione “Crisalide”.

LO SCIOGLIMENTO DI 5 COMUNI CALABRESI TRA CUI LAMEZIA

 

Nel decreto di scioglimento, infatti, si fa riferimento all’operazione antimafia “Crisalide” contro le cosche “Cerra – Torcasio – Gualtieri, scattata il 23 maggio scorso, con 52 fermi. Una inchiesta che ha coinvolto anche Ruberto e Paladino, ai due è stato contestato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa in quanto avrebbero chiesto e fruito dell’appoggio elettorale della locale cosca mafiosa (per entrambi è in corso già il processo penale). Tutte contestazioni, quindi, che il Tribunale ha ritenuto non idonei per accogliere l’incadidabilità di Mascaro.

LE MOTIVAZIONI DELLO SCIOGLIMENTO DEL CONSIGLIO COMUNALE DI LAMEZIA TERME

 

Secondo i giudici, “appare rispondente agli atti, richiamati dalla proposta del Ministro e dalla relazione prefettizia, la prova di un rilevante condizionamento dell’azione amministrativa del Comune di Lamezia Terme, tanto da vulnerarne l’imparzialità. Tutti elementi che fanno ritenere esistente il requisito del condizionamento dell’azione amministrativa richiesto dall’art. 143 TUEL E che ciò sia certo per la posizione di Paladino e Ruberto, i quali, come emerge dagli atti suindicati hanno cercato l’appoggio elettorale delle consorterie mafiose contribuendo così ad un serio vulnus di indipendenza dell’organo elettivo del Comune. Non così, invece, in punto di prova, per la posizione del Sindaco Mascaro Paolo. Invero, da un canto, la difesa del Mascaro ha provato documentalmente come una parte rilevante delle delibere comunali indicate come irregolari dalla Commissione di Accesso, fossero mere esecuzioni di delibere della precedente amministrazione, ridimensionando cospicuamente, quindi, una sua responsabilità.

D’altra parte – si legge ancora nella sentenza . emerge dagli atti un non secondario impegno di contrasto alla criminalità del Sindaco, anche tramite la Giunta Comunale. Parimenti appaiono rilevanti,in punto di prova, anche le documentate iniziative di della memoria del Mascaro circa la revoca di delibere ritenute illegittime, e il recupero di somme derivanti dal risarcimento del danno riconosciuto al Comune per reati che avevano danneggiato il territorio. Considerato che tale complessivo quadro probatorio da cui emerge una non irrilevante azione del Sindaco a tutela della legalità, risulta altamente incerta la possibilità di ritenere responsabile il Mascaro, anche per omessa vigilanza, del verificarsi delle condizioni di cui all’art.143 TUEL”. Per l’ex sindaco, inoltre, pende la la richiesta di rinvio a giudizio (insieme a tutti gli altri imputati dell’inchiesta Eumenidi sulla gestione della Sacal). Mascaro è accusato di concorso in abuso d’ufficio e false informazioni al pm (udienza preliminare il 18 settembre davanti al gip di Lamezia). E il 31 gennaio 2019 si terrà davanti al Tar del Lazio il ricorso contro lo scioglimento proposto dallo stesso Mascaro.

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