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SOVERATO (CZ) – Avrebbe attirato il cognato in una trappola, facendolo salire a bordo di un furgone, quindi lo avrebbe portato direttamente nelle mani della cosca avversaria che lo attendeva per ucciderlo e farlo sparire. Davide Sestito, 38 anni, avrebbe avuto, dunque, un ruolo centrale nell’omicidio di Giuseppe Todaro, 35 anni, scomparso nella notte tra il 21 e il 22 dicembre 2009. Per questo, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro hanno notificato a Sestito, l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro su richiesta della Direzione distrettuale antimafia per i reati di sequestro di persona e omicidio premeditato, aggravati dal metodo mafioso.
Il provvedimento è stato notificato in carcere, dove l’uomo era già detenuto, dopo essere sfuggito in passato ad un’ordinanza di arresto, poi eseguita in Germania, dove l’uomo venne trovato con la famiglia. Sestito è accusato, dunque, di aver sequestrato e poi ucciso Giuseppe Todaro, 35 anni, in concorso con Maurizio Tripodi, 57 anni, condannato in appello a venti anni di reclusione, Michele Lentini, 45, attualmente a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro per il quale il pm ha di recente chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per un anno, e con i defunti Vittorio Sia e Agostino Procopio. L’omicidio Todaro, secondo quanto ricostruito dai carabinieri, si inserisce nel contesto ‘ndranghetistico che vede la contrapposizione tra il sodalizio formatosi nella zona di Soverato, facente capo al gruppo Sia-Tripodi- Procopio, e quello storicamente operativo nel territorio di Guardavalle ma con l’influenza anche sul territorio del soveratese diretto e guidato da Vincenzo Gallace, al quale anche la vittima con il padre Domenico Todaro facevano riferimento.
Sarebbero stati lo sviluppo turistico e commerciale della zona, oltre all’avvio di diverse opere pubbliche, a scatenare in pochi mesi la guerra di ‘ndrangheta con l’attentato nei confronti di Vittorio Sia, ucciso in un secondo agguato, l’omicidio di Agostino Procopio, il tentativo di omicidio di Fiorito Procopio, il tentato omicidio di Antonio Gullà, il sequestro di persona e omicidio di Giuseppe Todaro, omicidio di Pietro Chiefari, duplice omicidio dei fratelli Vito e Nicola Grattà, omicidio di Ferdinando Rombolà. Nelle ore immediatamente successive alla scomparsa di Giuseppe Todaro, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Catanzaro e della Compagnia di Soverato avviarono subito le indagini con intercettazioni e verifiche delle telecamere di sicurezza della zona che permisero in poco tempo di stringere il cerchio nei confronti di Sia, Procopio, Lentini e Tripodi, posti prima in stato di fermo e poi raggiunti anche dall’ordinanza cautelare per l’operazione “Showdown”.
L’attività investigativa ha anche stabilito che la scomparsa di Giuseppe Todaro sarebbe da considerare la reazione all’agguato nei confronti di Vittorio Sia, avvenuto il 21 dicembre 2009, il quale avrebbe poi ordinato di rispondere colpendo la famiglia Todaro. A confermare la ricostruzione anche le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, tra i quali Antonino Belnome, Bruno Procopio, Gianni Cratarola. Attività investigative e dichiarazioni dei collaboratori avrebbero confermato che Sestito avrebbe attirato il cognato Giuseppe Todaro in una trappola, invitandolo a salire a bordo del furgone Fiat Doblò di Agostino Procopio, facendo perdere definitivamente le tracce della vittima.
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