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BRIENZA – Il suo modo di fare è una novità assoluta; Papa Francesco ispira almeno curiosità anche ai non credenti. L’esperto vaticanista del Tg1 Fabio Zavattaro, domani, alle 19, nella sala ex Refettorio di Brienza presenterà il suo libro “Stile Bergoglio, effetto Francesco” nell’ambito della rassegna “Serate d’Autore”, evento frutto della passione dell’assessore alla Cultura burgentino Angela Scelzo. Questa è l’occasione per capire meglio il ruolo e la personalità di questo Papa- per molti già leggendario- in un’intervista in anteprima concessa da Fabio Zavattaro al Quotidiano del Sud.

Dottor Zavattaro, il Vaticano storicamente è stato sempre pieno di scandali e sfarzo. Dobbiamo credere al fatto che Papa Francesco possa rivoluzionare tutto?

«E’ stato scelto dai cardinali proprio per fare questo, un cambiamento radicale di quelle che erano le forme della Chiesa. Io vorrei sottolineare che c’è una continuità nel pensiero dei pontefici da Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Quest’ultimo parla di una chiesa che non deve andare a cercare la pecorella smarrita: oggi la percorella è nel recito e le smarrite sono 99. Francesco parla di una chiesa che deve essere attenta alle sofferenze dell’uomo: voce di chi è alla ricerca di un lavoro, attenti alle persone che cercano casa e attenti alla salvaguardia del creato. Sono i tre grandi filoni in cui Francesco fa muovere la Chiesa nei tempi che stiamo vivendo. Un cardinale tirò fuori un’immagine molto bella all’inizio del pontificato di Francesco, disse: si andava in Piazza San Pietro per vedere Papa Wojtyla, poi per ascoltare Papa Benedetto; oggi si va in Piazza San Pietro per toccare Francesco».

La proclamazione di un Papa sud americano significa la perdita dell’egemonia culturale europea nella Chiesa?

«Direi che l’Europa l’egemonia culturale l’ha persa da tempo, è una Chiesa stanca e vecchia. Francesco sta dicendo alla Chiesa europea di andare tra la gente e non nei salotti buoni. C’entrano in tutto questo, anche le scelte che le chiese Sud Americane hanno fatto in questi anni. Una Chiesa che sceglie la via dell’umiltà ed attenta agli ultimi. Non a caso Francesco nel giovedì santo dello scorso anno usò l’immagine del pastore con l’odore delle pecore: il pastore deve stare davanti al gregge per guidarlo, in mezzo per ascoltare quelle che sono le ansie e le speranze e dietro perché spesso la comunità ha delle intuizioni molto prima che il pastore le possa percepire».

Come è da interpretare l’abdicazione di Benedetto XVI?

«Benedetto è stato il primo a fare questa rinuncia in modo spontaneo e senza pressioni di regnanti o principi. E’ una rinuncia di chi ha avuto coscienza di una situazione difficile che richiedeva una persona nuova. Si rendeva conto che certe cose le poteva fare solo una persona che non era stata per 30 anni nella curia romana».

Come per Papa Giovanni anche Francesco è stato definito un comunista. E’ così?

«E’ il Papa che segue il vangelo. Se seguirlo è comunista, allora in qualche modo lo è. Per Papa Giovanni è stata ancora più forte: quando uscì la sua enciclica “Pacem in terris” nel 1963- dopo la crisi di Cuba ma anche l’incontro con Adzubej genero di Krusciov – venne ribattezzata “Falcem in terris” è lui veniva chiamato non Angelo Giuseppe Roncalli ma Nikita Roncalli come Krusciov».

Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?

«La Bellezza è un sentimento che ci fa scoprire quanto siamo fortunati a vivere nel nostro tempo e nel nostro mondo».

 

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