6 minuti per la lettura
NON poteva mancare la Basilicata nel viaggio di Ambrogio Sparagna a ritroso nei luoghi della storica ricerca etnomusicologica compiuta nel 1954-55 da Diego Carpitella e Alan Lomax. Nell’archivio sonoro realizzato durante quel viaggio, arrivato solo qualche anno dopo la spedizione di Ernesto De Martino che di quel mondo arcaico e contadino rivelò la ricchezza e la profondità, diverse sono le voci lucane catturate e salvate dall’oblio. Naturalmente la Basilicata non è più la “terra del rimorso” descritta da De Martino, ma quelle radici profonde continuano a dare frutti. Ed è quello che Ambrogio Sparagna, frequentatore assiduo delle terre lucane, è venuto a documentare, accompagnato dalla troupe del programma “L’Italia che risuona” in onda su Rai 3. La prima tappa del viaggio in Basilicata è iniziata ieri da Matera. Punto di partenza: la Cattedrale, eccezionalmente aperta per consentire le riprese al presepe in pietra di Altobello Persio. Troppo preziosa l’occasione di far conoscere di più e meglio questa straordinaria opera per lasciarsela sfuggire: così la Soprintendenza ai Beni storici, artistici e antropologici di Basilicata e la Curia di Matera hanno prontamente “aperto le porte” al docufilm. Per un etnomusicologo raffinato e attento come Sparagna il presepe della Cattedrale è una tappa obbligata del viaggio: nella Natività rappresentata da Altobello Persio nel 1534, infatti, ci sono tutti gli strumenti della tradizione popolare: dalla classica zampogna alla ghironda. Poi si va ancora più indietro nel tempo. La seconda tappa sono le chiese rupestri. Si smantella tutto in Cattedrale e via, tutti in auto fuori città.
A pochi chilometri da Matera, lungo la Appia antica, in una delle gravine che solcano l’altopiano della Murgia, si trova la Cripta del peccato originale.
In una cavità rocciosa a strapiombo sulla rupe di calcarenite la sapiente mano del Pittore dei Fiori di Matera ha narrato scene dell’antico e del nuovo testamento in un ciclo affrescato risalente al IX secolo. Quando la troupe arriva sul posto, sono all’incirca le 13. Lo scenario è mozzafiato: da una parte una distesa di verdeggianti ulivi, in basso, oltre lo strapiombo il gorgogliare del torrente Gravina. Il volto del maestro Sparagna, di fronte a tanta naturale bellezza, si allarga in un sorriso spontaneo. Ma il sorriso si trasforma in stupore quando la guida di Artezeta, la cooperativa a cui è affidata la gestione delle visite, spalanca le porte della Cripta del peccato originale: la Cappella Sistina dell’arte rupestre.
Gli affreschi, il risultato di un restauro esemplare, voluto dalla Fondazione Zétema di Matera e realizzato con la consulenza dell’ Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, lasciano letteralmente rapito il maestro Sparagna. All’esterno, invece, Rino Locantore istrionico cantore della tradizione popolare e abile suonatore di cupa cupa, insieme a Francesco Triunfo vocalist dei miglionichesi Opinea, scoperto da Sparagna in occasione del Festival di Sanremo del 2010, scaldano voce e strumenti, sotto lo sguardo attento di Erasmo Treglia. In presa diretta, in uno spiazzo a picco sulla Gravina, poi si registrano due canti della tradizione popolare lucana. Ormai si sono fatte le 15. Si torna in città. Il tempo di una breve pausa pranzo e si riprende a catturare senza sosta immagini dei Sassi. Ultima tappa il museo del Cinema dell’Associazione Pasolini e l’incontro con Mimì Notarangelo: il doveroso tributo ai 50 anni del Vangelo secondo Matteo di cui Matera è stata set indimenticabile. Ma il viaggio di Ambrogio Sparagna non finisce qui. Si fermerà due giorni nel regno dell’arpicella Viggiano e si congederà in musica, con il concerto che domenica chiuderà il Carnevale di Tricarico.
SU RAI TRE OTTO PUNTATE ALLA SCOPERTA DELLA MUSICA POPOLARE
RACCONTA i suoni più profondi del Paese, quelli più prossimi alle nostre radici il progetto culturale “L’Italia che risuona” di Ambrogio Sparagna e Stefano Ribaldi. Un viaggio in otto puntate alla scoperta della nostra musica popolare e del rinnovato fermento sociale che le gira attorno: giovani cantori e strumentisti, gruppi familiari e piccole associazioni musicali territoriali che coltivano la speranza che questa passione possa diventare anche una professione di vita. Dopo sessant’anni dalla storica ricerca etnomusicologica condotta da Alan Lomax e Diego Carpitella -che ha prodotto la più importante collezione sonora di musiche popolari italiane – Rai Educational diretta da Silvia Calandrelli ritorna sul campo per documentare lo stato di conservazione e trasformazione del nostro patrimonio artistico culturale. In questa nuova narrazione dell’Italia dall’antico cuore popolare s’inserisce anche il viaggio in Basilicata di Ambrogio Sparagna che, iniziato ieri a Matera, proseguirà a Viggiano patria dell’arpicella popolare per concludersi domenica a Tricarico, nel giorno dello storico Carnevale che mette in scena, secondo un antico rituale, la transumanza delle tipiche maschere dei tori e delle mucche. Finora, su Rai 3, intorno alla mezzanotte sono andate in onda le prime quattro puntate di questo viaggio nell’Italia più profonda e semisconosciuta. Sorprendente il risultato: un milione di appassionati telespettatori hanno seguito, dal 18 novembre ogni mercoledì, dopo il Tg3 linea notte, con grande interesse questa prima parte del viaggio proposto da Sparagna ne “L’Italia che risuona”.
L’interesse per questo nuovo e innovativo programma di Ambrogio Sparagna e Stefano Ribaldi, scritto con Erasmo Treglia, con la regia di Mario Ferrari ha fatto segnare ascolti record per quella fascia oraria, confermandosi uno dei programmi più originali dell’attuale stagione televisiva.
Nelle prime quattro puntate “L’Italia che risuona” ha raccontato i canti polifonici penitenziali del Miserere di Sessa Aurunca, le Tammurriate dedicate alla Madonna dell’Avvocata di Maiori, l’arcaica Passione contadina delle donne di Giulianello e i suoni pastorali della processione di San Michele, a Maranola di Formia.
Suddiviso in un ciclo di otto puntate monografiche il programma descrive il rinnovato interesse per le tradizioni musicali popolari. Si tratta di un fenomeno di grandi proporzioni, diffuso in tutto il territorio nazionale in cui la presenza giovanile, è molto vivace. La ricerca sul campo, scava nel cuore profondo del Paese facendo emergere storie originali, segnate dalla volontà di riscoprire le proprie radici culturali. Il risuonare la tradizione, diventa l’antidoto alla profonda crisi di valori della nostra contemporaneità.
Questo rinnovato e diffuso interesse si esprime mediante il dinamismo dei protagonisti di un movimento che valorizza, la funzione delle comunità locali, in cui ancora forte è l’attaccamento a questo ricco patrimonio di suoni e memorie.
m.agata@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA