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SASSO DI CASTALDA – Amante ma mai conquistatore. Questo il vincolo del poeta che con le sue parole protegge, celebra, ama ma mai coglie la rosa. Negli attimi d’elogio della incompletezza amorosa, lo spazio che c’è tra una metafora anche sospinta dalla passione e un bacio, in questo luogo fuggitivo e stretto si muove la storia di Cyrano il signor di Bergerac scritta da Rostand alla fine del 1800 e riproposto nell’ambito della rassegna  “Le valli del teatro”, a Satriano di Lucania e Sasso di Castalda, dalla Compagnia Marabutti. Per occuparsi  di una zona dello spirito e del cuore  che va da una lacrima d’amore abortita dall’orgoglio, ad una parola più leggera del bisbiglio che sfiora il vuoto del non detto, non bastava semplicemente rappresentare le splendide parole del drammaturgo francese, serviva una penna tanto  agile e precisa quanto eterea ed impalpabile. Lorenzo De Liberato regista e drammaturgo della compagnia  è riuscito nello  spoetizzare il classico tanto quanto ha poetizzato la modernità. Nell’ora e mezza circa di piéce il giovane De Liberato si è dimostrato signore dell’equilibrio, lustrando e galvanizzando un grande classico del teatro tanto da farlo serpeggiare nel pubblico che quasi a sua insaputa si scopre affascinato dalla rima e dalle belle parole. Se infatti è vero come disertava il buon  Guinizzelli che dimora dell’amore è il cuore gentile, lo spettacolo messo in scena sui due palchi lucani ha combattuto una guerra contro la durezza e la volgarità, quasi volesse concedere al pubblico una via d’uscita dal “letamoso” incancrenirsi  dello stesso concetto di una società inadeguata al teatro. E’ stato un Cyrano utile oltre che emozionante,  necessario ad un pubblico che a fine spettacolo si lascia andare ad un forte e vigoroso applauso. Bellissima, una vera e propria fata dal profumo di rosa, raccolta in un bocciolo di velluto, è Alessia Iacopetta nei panni di Rossana. Delicata sì come il gentile posarsi di un petalo in una mano morbida ma anche furba, passionale, dolce, orgogliosa e forte. Rossana nella versione di De Liberato è la regola stessa della poesia teatrale. E’ spettacolo a sé ma anche ideale percorso e direzione  verso  cui la pièce si muove. Secondo i suoi atteggiamenti, il suo muoversi decisa tra i sentimenti così si stende la storia e la poesia di un Cyrano interpretato da Stefano Patti da inserire nei manuali di teatro,  dell’amore di Cristiano messo in scena da Fabrizio Milano e dalle illusioni amorose del  Conte  de Guiche interpretato da  Matteo Cirillo. Ad impersonare i cadetti Mario Russo e Tiziano Caputo (anche Le Bret) che suonano dal vivo  musiche originali violino e chitarra. Dopo i duelli con le spade, tanta poesia e sensazioni d’orgoglio, d’amore e di invidia, ma anche la morte di Cristiano in battaglia,  la piéce  si conclude con il monologo di Cyrano che è un gioiello:  come il protagonista innamorato ma poeta, amante e mai conquistatore  ha come unico motivo di felicità prima di morire,  il sapere che le sue parole riecheggeranno  e rivivranno  in teatro o magari saranno  utili a far vivere l’amore quando  gli innamorati non troveranno le parole, così questa piéce grazie ad un lavoro magistrale della giovane Compagnia Marabutti diventa maestra e simbolo di un modo di fare teatro  che, per una volta, guarda con cuore ed occhi probi un grande ed immortale classico.

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