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Al teatro “Mariele Ventre” di Sasso di Castalda, questa sera andrà in scena alle 21, “Cyrano” ad opera della compagnia Marabutti, formata da attori tutti sotto i trent’anni. Una scelta quasi al buio per le menti della rassegna “Le valli del teatro” Domenico De Rosa e Rocco Positino, un inserimento in cartellone fatto per istinto. La piéce è tratta dal capolavoro di Rostand ridotta dalle circa 4 ore originali ad un’ora e venti minuti, con gli attori tutti sempre in scena. La compagnia Marabutti è figlia di una collaborazione di sei anni tra Lorenzo De Liberato (regista e drammaturgo dello spettacolo), Stefano Patti (Cyrano) e Fabrizio Milano (Cristiano). A questi si sono aggiunti Matteo Cirillo, Mario Russo e Alessia Iacopetta. In anteprima il regista Lorenzo De Liberato, classe 1989, si concede ad un’intervista per il Quotidiano della Basilicata.
Lorenzo, “Cyrano” è un’opera famosa per le sue frasi più romantiche, quelle che hanno fatto storia, meno nella sua interezza. Quale è stato il vostro approccio al testo di Rostand?
«L’importanza delle parole del testo, le frasi celeberrime dello spettacolo potevano in un certo senso schiacciarci. Da parte mia c’è stato un lavoro di riscrittura, alcune parti le ho ritradotte dal francese. Abbiamo cercato di mantenere sì tutta la musicalità del verso, senza però cadere nella maniera della lettura classica. Abbiamo in qualche modo semplificato il tutto nella lingua parlata. Per fare questo siamo partiti da cose molto semplici della nostra tradizione, dalla Commedia dell’arte per costruire i rapporti tra i personaggi che sono le basi su cui fondare l’intero spettacolo».
Perché affidarsi a questo punto della tua giovane ma già importante carriera ad un classico?
«Sentivo l’esigenza di confrontarmi con qualcosa che fosse teatralmente riconosciuta importante. Ho scelto un testo francese un po’ perché lo conosco da tanti anni e poi perché a differenza di tanti testi italiani mi sembrava uno delle opere più vicine ad una compagnia giovane. I temi che vengono trattati, sono sì complessi ma esposti con quella freschezza ed ingenuità che appartiene ai giovani».
Quanto è difficile entrare nel meccanismo del grande teatro dei vecchi professionisti per giovani come voi che mettono in scena un classico?

«Per adesso a dir la verità siamo stati visti. Molte persone del teatro con un certo nome sono venute a vederci e sono rimaste stupite, non se l’aspettavano, ci hanno detto questo molto sinceramente. Ci sembra che in punta di piedi siamo riusciti a fare un buon prodotto. Maestri come Morosi, Piccarci e Carlo Boso, per dire qualche nome conosciuto, sono rimasti colpiti e ci stanno aiutando a spargere la voce».
Una curiosità: ci sono scuole di pensiero diverse, ma il naso di Cyrano ci sarà?
«Senza il naso il Cyrano non esiste. E’ fondamentale, noi l’abbiamo fatto, costruito. Ne siamo orgogliosi perché è bellissimo ed importantissimo, ed è, a mio avviso, uno dei più grandi espedienti teatrali della storia del teatro».
Concludiamo. Cosa è per te la Bellezza?
«La Bellezza è l’utile. Di fatti il nostro obiettivo come compagnia è quello di cercare di restituire al teatro italiano l’utilità».

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