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Dopo il grande debutto al teatro Franco Parenti di Milano, il prossimo 16 gennaio, alle 21.00 va in scena al Teatro Stabile di Potenza, lo spettacolo vincitore del premio “Scenario per Ustica”: “Medea. Big oil” scritto e diretto dalla giovane regista lucana Terry Paternoster. Alle 20.30, invece, sempre allo Stabile, sarà proiettato Mal d’Agri, un video documentario realizzato tra inchiesta e testimonianza, da Mimmo Nardozza, Salvatore Laurenzana e Marcella Di Palo. 

Le due produzioni chiudono la quinta edizione del Festival Città delle Cento Scale di Potenza. Un appuntamento che racconterà di petrolio, Basilicata,  popolazione, destino della comunità. 

Fin dall’ideazione di questa quinta edizione, abbiamo deciso che il carattere forte del cartellone sarebbe stato la territorialit・ Chiudiamo con la sezione 撤etrolio・ che sicuramente sar・un punto fermo per la prossima edizioneサ, spiega Francesco Scaringi, presidente di Basilicata 1799, l’associazione che ha ideato e voluto nella città di Potenza il Festival. 
Il cartellone di danza urbana e arti performative negli ultimi mesi ha proposto nomi della produzione artistica internazionale (da Ricci/Forte a Virgilio Sieni, a Roger Bernat), per dare spazio anche a originali realtà locali, inserite nel cartellone con prodotti di grande qualità. A fare da scenario, luoghi tradizionali o palcoscenici inediti della città. Alla base della programmazione l’idea che la cultura debba invadere il luogo urbano e poi trasformarlo in spazio di vita comune. Ripensato nel suo uso abituale. 
L’ultimo appuntamento sarà l’ennesima occasione di riflessione sulle abitudini della società contemporanea, con uno sguardo particolare al territorio lucano e al futuro che attende il suo ambiente. 
Giovedì 16 gennaio, alle 20.30 si potrà assistere alla proiezione del documentario Mal d’Agri, un documentario reportage dalla Val d’Agri. Alle 21.00 sarà di scena M.E.D.E.A. Big Oil, uno spettacolo, produzione innovativa del Collettivo Internoenki.

«Fin dall’ideazione di questa quinta edizione, abbiamo deciso che il carattere forte del cartellone sarebbe stato la territorialità. Chiudiamo con la sezione “Petrolio” che sicuramente saràun punto fermo per la prossima edizione», spiega Francesco Scaringi, presidente di Basilicata 1799, l’associazione che ha ideato e voluto nella città di Potenza il Festival.

Il cartellone di danza urbana e arti performative negli ultimi mesi ha proposto nomi della produzione artistica internazionale (da Ricci/Forte a Virgilio Sieni, a Roger Bernat), per dare spazio anche a originali realtà locali, inserite nel cartellone con prodotti di grande qualità. 

A fare da scenario, luoghi tradizionali o palcoscenici inediti della città. Alla base della programmazione l’idea che la cultura debba invadere il luogo urbano e poi trasformarlo in spazio di vita comune. Ripensato nel suo uso abituale. L’ultimo appuntamento sarà l’ennesima occasione di riflessione sulle abitudini della società contemporanea, con uno sguardo particolare al territorio lucano e al futuro che attende il suo ambiente. 

Giovedì 16 gennaio, alle 20.30 si potrà assistere alla proiezione del documentario Mal d’Agri, un documentario reportage dalla Val d’Agri. Alle 21.00 sarà di scena M.E.D.E.A. Big Oil, uno spettacolo, produzione innovativa del Collettivo Internoenki.

 

LE PRODUZIONI 

  • Mal d’Agri: la Val d’Agri è una splendida valle tra l’Appenino lucano e quello campano, un’estesa pianura da sempre produttiva nel comparto agro-alimentare lucano; con la ripresa delle attività estrattive nel 1981 da parte dell’Agip, la zona si scopre essere il più grande giacimento petrolifero in terra ferma d’Europa e l’agro-alimentare ha lasciato posto all’industria petrolifera. Ora è l’Eni a governare l’immensa ricchezza del sottosuolo lucano per tramite dell’immenso collettore/centro olio COVA a Viggiano…sua regione con un approccio di tipo documentaristico ed un occhio particolare per le tematiche sociali.
  • M.E.D.E.A. Big Oil è una rielaborazione del mito di Medea nella Basilicata odierna, sventrata dalle trivellazioni. L’eroina è una donna lucana disattesa nelle promesse e tradita dallo straniero, il Big Oil-Giasone, ruolo simbolico affidato a una compagnia petrolifera. È l’amante infedele che non mantiene la promessa d’amore, di crescita e di progresso a un paese che regala ricchezza in cambio di povertà. Il tragico che si racconta è quello del Sud dei nuovi sottoproletari, di una Val d’Agri dove l’incidenza tumorale supera largamente la media nazionale.
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