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CALVELLO – Nell’ambito del festival “Le parole dei suoni”, domani, Calvello ospita una data dell’Electric Guitar Tour del grandissimo David Knopfler e la sua band (Martin Ditcham alla batteria, Pete Shaw al basso e Harry Bogdanovs alla chitarra). Un evento storico: Knopfler è una leggenda del rock. Co-fondatore dei Dire Straits insieme al fratello Mark, prima del concerto delle 21.30, in piazza Falcone, sarà anche protagonista del convegno al Convento di Santa Maria del Plano. Grazie all’aiuto di Lina Da Nazaret e Claudio Tristano come interpreti e traduttori, in anteprima David Knopfler si concede ad un’intervista per il Quotidiano della Basilicata.
Maestro, la prima volta in Basilicata. Cosa si aspetta dal pubblico lucano?
«Non mi concentro sul futuro né mi creo aspettative. Le cose sono quello che sono. Mi aspetto che ognuno dopo il concerto vada via felice, inclusi me e i musicisti. Amiamo ciò che facciamo e amiamo lavorare insieme e penso che ciò si rifletta sul pubblico stesso. Vivere dalla musica è un meraviglioso privilegio».
Cosa significa essere una leggenda? Come si diventa una leggenda?
«Leggenda sembra un termine esagerato per un cantautore. Ulisse era una leggenda. Io sono solo un artigiano. Ho trascorso tutta la mia vita cercando di lottare per una sola cosa, ciò che fa funzionare una canzone. Lavori incessantemente su quella cosa che hai scelto e di cui ti senti appassionato e un giorno ti ritrovi in cima a una montagna e puoi guardarti indietro per qualche secondo sulla valle e pensare: chi l’avrebbe detto che sarei arrivato così lontano? E poi ti giri e vedi la montagna ancora da attraversare. Alla fine scalerai 50 montagne, circumnavigherai la terra per poi ritrovarti nella prima valle; quindi cos’è che conta veramente? E’ più importante godersi il viaggio. La capra non desta così tanta impressione mentre sale sulla montagna senza rompersi una caviglia. Sono sicuro che non ci si chiede se sia una leggenda».
Lei sostiene gruppi ambientalisti e suonerà in un paese che è praticamente nel cuore di una valle sotto controllo di una compagnia petrolifera. Che consigli può dare al popolo di questa regione?
«E’ difficile trovare il giusto equilibrio tra tecnologia (guidata quasi inevitabilmente dall’idea del profitto) e i diritti della comunità. Noi tutti abbiamo quei momenti Faustiani dove fare la scelta giusta risulta difficile. Martin Luther King, che ne sapeva qualcosa riguardo ai dilemmi morali, disse: “La vigliaccheria si chiede: è sicuro? La convenienza si chiede: é scaltro? La vanità si chiede: è famoso? Ma la coscienza si chiede: è giusto?”. E arriva il momento in cui devi prendere una posizione che non è né sicura, né scaltra, né famosa ma devi prenderla perchè la tua coscienza ti dice che è giusta».
Con i Dire Straits lei ha lasciato un’impronta indelebile nella storia mondiale della musica. Quanto è legato a quel periodo? «Non ricordo molto. A sessanta anni, dopo che hai vissuto una vita complessa e qualcuno ti dice cosa ricordi di una ragazza che hai frequentato da ragazzino? Avresti problemi anche a ricordare il suo nome, per non parlare di ciò che ci hai fatto insieme.
«Avevo il sogno di far parte di un gruppo, come i gruppi che ammiravo da piccolo e i Dire Straits in realtà non rispecchiavano quel sogno. Era come il sogno di qualcun altro. Se capisci che sei nel sogno di qualcun altro è meglio che ti svegli e ti rimetti in moto. Mi ha aperto a possibilità e esperienze che altrimenti non avrei avuto e di cui sono grato. Ho un debito di gratitudine ma non di schiavitù vincolante verso il passato».
Oggi cosa deve dire la musica? Cosa deve scrivere un cantautore?
«La musica è molto simile all’arte figurativa. Quando vai in una galleria d’arte e guardi 1000 quadri, dopo un po’ ce ne sarà uno che ti avrà trasmesso qualcosa e lo ricorderai. Può darsi che non siano nemmeno i lavori migliori, ma ti hanno trasmesso qualcosa. Senza essere troppo presuntuoso, hai sentito una specie di legame con quel quadro. E lo stesso con una canzone ben scritta e ben registrata. Da qualche parte lì fuori qualcuno noterà la tua canzone e per quella persona quella canzone sarà quella che trasmette e che comunica con la loro anima esistenziale».
Concludiamo. Cosa è per lei la Bellezza?
«Sebbene penso che l’idea di bellezza cambi con l’età mi sento ancora bloccato, come se fossi un bambino di 7 anni, quando vedo una Fender Stratocaster o Telecaster. Oggetti di pura bellezza. Non puoi desiderare o possedere un tramonto ma è sempre un elemento di bellezza. Desiderio e possesso sono servi di ciò che chiamiamo bellezza. Che la musica inizi, questa è bellezza».
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