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Massimo Barresi seguito da Vito Bardi e Rocco Leone

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POTENZA – Il segretario regionale della Cgil rimarca la distanza dai toni tranquillizzanti esibiti dal viceministro alla Salute, in visita a Potenza martedì, e denuncia l’impiego, al San Carlo, di medici non specializzati per l’assistenza ai malati di coronavirus, chiedendo a Bardi di fermare «le follie di Barresi». Il direttore generale la prende malino, e coglie l’occasione per querelare, oltre alla Cgil, la quasi totalità della stampa locale. Eccezion fatta per la testata “amica” riconducibile ai figli della sua portavoce ( Aor San Carlo, il ruolo di portavoce alla madre dell’editore amico (opens in a new tab)”>LEGGI > Aor San Carlo, il ruolo di portavoce alla madre dell’editore amico). Nel frattempo la Regione, caso unico in Italia, blocca il ricovero di partorienti non lucane che continuavano a venire nel capoluogo per farsi assistere.

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Non si attenuano le turbolenze attorno all’azienda ospedaliera regionale, dopo le accuse per la morte di alcuni pazienti rimasti troppo a lungo in attesa di un tampone, e il flop della riorganizzazione del reparto di terapia intensiva. Un progetto della task force regionale incaricata di gestire la crisi sanitaria respinto a furor di popolo, più che per il timido intervento della direzione aziendale a difesa dei suoi. Quando è apparso chiaro il tentativo di far passare come capro espiatorio proprio chi combatte in prima linea contro gli effetti drammatici della pandemia.
A innescare l’ultima polemica è stata la decisione per cui «i malati da covid nei giorni di sabato e domenica e durante le notti di tutta la settimana non saranno curati da infettivologi e pneumologici, ma da dermatologi, endocrinologi e reumatologi».
Di qui le accuse di Summa a «una classe dirigente superficiale e spregiudicata che pensa di governare con praticoneria la complessità di una epidemia di tale portata e di un virus che ha una evoluzione imprevedibile».

«A distanza di 24 ore dalla visita del viceministro, forti di un irreale “va tutto bene”, ecco che si ritorna ad operare con l’approssimazione di sempre. Dopo il vano tentativo di scaricare responsabilità, tutte ascrivibili  ai limiti espressi da chi dirige il nostro servizio sanitario regionale,  sugli operatori della rianimazione e della terapia intensiva, ora si prova a  gettare nel calderone altro personale del San Carlo che, senza alcuna previa specifica formazione, viene inserito  nei turni di guardia dell’unità di pneumologia, ormai  reparto integralmente covid».
Il segretario regionale della Cgil si chiede se non ci sia un’intenzione precisa di «colmare le carenze di personale facendo curare  la polmonite dai dermatologi o dai reumatologi per poi scaricare su di loro la responsabilità di eventuali devianze del sistema». Quindi evidenzia il sacrificio di «tanti dirigenti medici, infermieri, operatori del 118, della continuità assistenziale, operatori socio sanitari e (…) del sistema degli appalti che in questa emergenza, pur in assenza dei dispositivi di protezione e di  protocolli chiari  e linee di indirizzo,  hanno dato il massimo, garantendoci la migliore cura e tutela della salute». Per questo bolla come «inaccettabile che si ricorra a qualsiasi espediente  pur di coprire le responsabilità politiche e gestionali del management della sanità lucana arrivando perfino ad utilizzare la presenza del viceministro Sileri in Basilicata quale occasione di legittimazione».
«Le morti, i ritardi, l’assenza delle più elementari regole organizzative  sono sotto gli occhi di tutti e non sarà una semplice ed importante visita del vice ministro alla salute che potrà cancellarle». Conclude Summa, per cui «non c’è alcuna speranza con questo quadro dirigenziale», e ormai tocca «affidarsi solo alla sorte».

Duplice la risposta arrivata a distanza di qualche ora dalla direzione, che per prima cosa ha dato mandato a un avvocato napoletano come il dg Barresi per la tutela dell’«immagine» del San Carlo «mediante la proposizione di ogni utile azione giudiziaria, sia in sede civile che penale». Incarico affidato in maniera del tutto fiduciaria anche al di fuori dell’elenco aziendale dei professionisti a disposizione per l’affidamento di incarichi, in caso di indisponibilità dell’ufficio legale interno all’azienda.
Soltanto in seguito è stata diffusa una nota in cui delle azioni legali intraprese non si fa menzione ma si esprime tuttalpiù «meraviglia che in un momento così difficile, legato ad una emergenza che non ha niente dell’ordinario, ci si concentri su particolari che non trovano alcun riscontro nei fatti».
Secondo il dg Massimo Barresi e i suoi collaboratori più stretti, in pratica, la «guardia interdivisionale» per l’assistenza dei pazienti affetti da coronavirus sarebbe stata costituita da tempo e fino a ieri i non specializzati sono stati sempre accompagnati, nel percorso di formazione avviato, da un infettivologo e di uno pneumologo.

«Senza dire che in siffatta emergenza è possibile il reclutamento e l’impiego addirittura di medici neolaureati», evidenziano i vertici del San Carlo.
«Sarà comunque cura della direzione medica di presidio – conclude la nota – sostenerli in una esperienza emotiva molto forte e, nel caso dovessero esserci momenti ancora più critici, non ci sarebbe tensione da parte degli operatori e della direzione stessa nell’offerta migliore».
Quanto alle motivazioni dell’azione legale avviata, dal testo della delibera di affidamento dell’incarico all’avvocato prescelto è oltremodo difficile coglierne il senso, poiché si scrive soltanto, in maniera generica, «che nei primi giorni del mese di aprile del corrente anno, su diversi organi di stampa locali quali: “La Gazzetta del Mezzogiorno”, “La Nuova”, “Il Quotidiano del Sud”, “Basilicata 24” nonché sulla pagina Facebook del sindacato Cgil di Basilicata, sono apparsi diversi articoli e scritti relativi alla gestione dei pazienti covid 19 riportanti affermazioni fortemente lesive della immagine dell’Azienda ospedaliera regionale “San Carlo” di Potenza». Quindi si aggiunge che «i predetti articoli costituiscono gli ultimi episodi di un attacco mediatico inconsulto che si protrae già da diverso tempo».

Se da un lato, ad ogni modo, si alimenta lo scontro con il sindacato e la stampa sulla tutela dell’immagine del San Carlo, dall’altro, sempre all’interno dell’azienda ospedaliera regionale, non mancano di accendersi sempre nuovi motivi di tensione. Basti pensare alle contestazioni, più o meno esplicite, ai medici che all’interno della struttura avrebbero interpretato in maniera eccessivamente permissiva la deroga per ragioni di urgenza prevista affianco al divieto di ricoveri di qualunque tipo fino alla fine dell’emergenza.

Nei giorni scorsi, infatti, dal capo della task force regionale incaricata di gestire la crisi sanitaria, il direttore generale del Dipartimento salute Ernesto Esposito, è partita una nota indirizzata ai vertici di tutte le aziende sanitarie lucane per «il parto non rappresenta un “grave motivo di salute” tale da consentire un flusso di pazienti provenienti da altre regioni». Un richiamo evidentemente rivolto al reparto di ostetricia e ginecologia del San Carlo, che nei giorni scorsi sarebbe stato anche bersaglio di un vero e proprio blitz dell’assessore regionale Rocco Leone, evidentemente interessato a reprimere quel via vai di partorienti. Al di là dei rischi legati all’interruzione di un percorso già avviato con alcuni medici di fiducia, a cui ognuna di loro verrebbe esposta per il solo fatto di non essere lucana.

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