X
<
>

Palmiro Parisi aveva 58 anni: qui è al Viviani. Anche il Potenza Calcio, di cui era tifosissimo, lo ha ricordato con affetto

Share
2 minuti per la lettura

POTENZA – E’ un uomo di 58 anni, Palmiro Parisi, la quinta vittima legata al coronavirus registrata al San Carlo (LEGGI I PRECEDENTI).

Palmiro non ce l’ha fatta. Il virus ha spento il suo sorriso. 58 anni, Palmiro Parisi, conosciuto dai più come Coronati, come comodo riferimento alla famiglia che da generazioni distribuisce bibite in città, era ben voluto proprio da tutti. Per la sua carica di esplosività contagiosa, per l’abilità a intrattenere tutti raccontando barzellette, per il buonumore che metteva anche in chi non lo conosceva. Una persona positiva, un padre di famiglia adorato. Dalle prime ore di ieri mattina, una volta diffusa la notizia della sua morte, i social si sono riempiti di messaggi di cordoglio alla sua famiglia, di ricordi e aneddoti raccontati da amici e conoscenti. Un coro unanime di dispiacere anche per le circostanze in cui la morte di Palmiro è maturata. L’uomo era un grande tifoso del Potenza e la società ha espresso il suo cordoglio.

Nei giorni scorsi era stata raccolta la denuncia della figlia di Parisi che aveva raccontato l’enorme difficoltà riscontrata nei giorni precedenti al ricovero in ospedale, quando il padre era stato colpito da una forte febbre. La famiglia aveva denunciato il ritardo nell’intervento. Si è saputo che Parisi aveva avuto per diversi giorni la febbre molto alta, ma la segnalazione da parte dei familiari è rimasta inascoltata, anche relativamente alla sola richiesta di essere sottoposto a un tampone visto il tipo particolare di lavoro svolto (rappresentante di commercio) e il ripetuto contatto con tanta gente diversa. Fatto sta che solo dopo otto giorni di cure cambiate, di febbre sempre più alta che ha portato anche al delirio, il 118 è intervenuto e Parisi è finito direttamente in rianimazione, vista la situazione assolutamente grave. Da quella rianimazione non è uscito più e oggi al dolore si unisce il dispiacere dell’impossibilità a portargli anche un ultimo saluto, per via delle restrizioni ministeriali.

L’evolversi negativo della situazione ha spinto ieri tanti a chiedere chiarezza sulla dinamica reale degli eventi e su eventuali negligenze poste in essere nel momento del primo soccorso da parte del 118. Non si escludono anche azioni di carattere giudiziario. Anche se in questa terribile situazione non può essere sottaciuta la grandissima dignità della famiglia che ha chiesto “al sistema di essere più tempestivo e di credere alla richiesta di aiuto delle persone che hanno paura e che hanno solo bisogno di assistenza». Il post si chiudeva con l’eloquente considerazione della figlia: «Ho un grande rispetto per chi lavora incessantemente per aiutare tutti i malati indipendentemente dalla patologia. Capite solo che mio padre poteva essere assistito meglio e prima di aggravarsi».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE