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POTENZA – Avrebbero perseguitato i vicini di casa in ogni modo. Non fermandosi nemmeno davanti a una donna incinta. E’ questa l’accusa per cui il gip di Potenza, Lucio Setola, nei giorni scorsi ha disposto il divieto di dimora nel condominio in cui abitano, che è anche dove sarebbero avvenuti i fatti, nei confronti dei coniugi melfitani Concetta Stanchieri (51) e Michele Basso (56). Oltre al divieto di avvicinarsi a meno di 300 metri «dalle persone che con loro coabitano e dei familiari delle stesse».
Per entrambi l’accusa è di atti persecutori aggravati ai danni di 7 condomini che per anni avrebbero subito di tutto. «Chiudeva la chiave di arresto dell’acqua del locale caldaie, privando i condomini del servizio di erogazione idrica», è scritto nel capo d’imputazione. Ma a maggio dell’anno scorso una vicina, incinta, ha denunciato di essere stata raggiunta da un getto di acqua «con forte odore di candeggina», che le avrebbe provocato «un forte stato di agitazione per le possibili conseguenze all’incolumità fisica propria e del nascituro». E poi insulti e vessazioni di ogni tipo. Anche attraverso «continui messaggi vocali di lamentela sull’uso della lavatrice» su una chat condominiale creata su Whatsapp.
«Parcheggiava la propria autovettura – è scritto ancora nel capo d’imputazione – nell’area di manovra di pertinenza dello stabile in modo da impedire le manovre dei coniugi – omissis- e ostacolando le uscite della coppia per recarsi in ospedale per i controlli sullo stato di gravidanza».
I coniugi Stanchieri e Basso erano stati già raggiunti da una prima ordinanza che aveva imposto loro il divieto di avvicinamento ai vicini a maggio dell’anno scorso. In seguito, però, quel provvedimento era stato annullato dal Tribunale del Riesame. A distanza di 6 mesi, tuttavia, il pm ha reiterato al richiesta di misure cautelari, sulla base delle ulteriori denunce pervenute dai condomini vessati, assistiti dall’avvocato Carmen Natale. «Le azioni degli indagati descritte dalle numerose persone escusse – spiega il gip nella sua ordinanza – risultano reiterate, moleste e minatorie, ed hanno chiaramente costretto le parti offese a cambiare le loro abitudini (fino ad abbandonare e svendere le abitazioni) e a temere per l’incolumità propria e dei propri familiari».
«La conferma di tale situazione di pericolo – aggiunge il giudice – può poi evincersi dal reiterarsi delle condotte anche dopo l’esecuzione della prima misura cautelare -dimostrando così un’indifferenza verso l’autorità giudiziaria e l’esistenza di indagini a loro carico), fino all’episodio del 25 novembre 2021 (allorchè gli indagati hanno aggredito la – omissis – mentre rientrava nella propria abitazione(…)) e dalla reiterazione negli anni dei comportamenti persecutori». «Gli indagati – insiste ancora il gip – da anni si dimostrano pronti ad infastidire, offendere, minacciare, aggredire e ad agire contro gli altri condomini. Appare evidente, pertanto, l’incapacità degli indagati di controllare le proprie pulsioni, con il grave rischio che possano arrivare a porre in essere azioni anche più violente. Come può ricavarsi dagli elementi sopra descritti, gli indagati si sono dimostrato capaci di attuare anche gravi condotte di inquinamento probatorio, arrivando ad offrire somme di denaro per false deposizioni, ovvero a “pedinare” i coniugi – omissis – in occasione dell’udienza per il rinvio a giudizio».
Quella dei due coniugi, insomma, sarebbe «una personalità ossessiva, compulsiva, possessiva, ondivaga tra momenti di calma e periodi aggressivi». Secondo il giudice. In «un crescendo di violenza verbale e reiterazione tali da dimostrare ex sè la volontà di “perseguitare” le parti offese e di spingerle – con il loro comportamento minaccioso e molesto – a limitare la propria libertà (fino a lasciare gli appartamenti dove vivono)».
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