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POTENZA – Il “buco” nei conti della sanità in Basilicata esiste, checché ne dica Bardi, e si sta utilizzando un progetto di telemedicina come paravento per coprirlo con i fondi delle compagnie petrolifere. Ma i consiglieri di minoranza appena eletti sono pronti a collaborare con la maggioranza per la stesura di un nuovo piano sanitario. Senza strumentalizzazioni e senza conflitti d’interesse, che ad ogni buon conto, per il neo consigliere nonché fondatore di coop Auxilium Angelo Chiorazzo, non sono mai esistiti. Nonostante le commesse regionali della coop e il contenzioso aperto di recente con via Verrastro sull’ultimo cambio di appalto.
E’ questo quanto emerso, ieri, dalla conferenza stampa convocata al Go Desk di Potenza da sette degli otto componenti del parlamentino lucano eletti nel “fronte progressista” sconfitto, ad aprile, dal centrodestra allargato di Vito Bardi. A introdurre il tema al centro della convocazione, la sanità in Basilicata, è stato l’ormai ex candidato governatore Piero Marrese (Pd). A seguire, quindi, sono intervenuti anche i due consiglieri neo eletti nella lista degli ex laici cattolici di Basilicata casa comune: Angelo Chiorazzo e Giovanni Vizziello. Poi i democratici Piero Lacorazza e Roberto Cifarelli. Quindi le pentastellate Alessia Araneo e Viviana Verri. Oggetto principale delle critiche sono state le ultime delibere di giunta con cui Bardi e gli assessori regionali uscenti hanno provato a reperire i fondi necessari alla copertura di un disavanzo, stimato sugli «80milioni di euro», nei bilanci 2023 della sanità in Basilicata. In particolare quelli delle aziende sanitarie di Potenza e Matera e dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo. Mentre il Centro regionale oncologico di Rionero (Crob), a detta di Cifarelli, sarebbe stato rifinanziato già nei mesi scorsi per scongiurare il rischio di perdere il riconoscimento di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs).
I consiglieri di minoranza hanno stigmatizzato, in particolare, l’approvazione di un progetto concordato con Eni e Shell per lo sviluppo della telemedicina. Progetto che a loro avviso fungerebbe soltanto da giustificazione contabile per utilizzare parte dei fondi destinati alla Regione a titolo di compensazione ambientale per le estrazioni di petrolio e gas in Val d’Agri. Sempre a copertura dei “buchi” della sanità. Chiorazzo è arrivato a ipotizzare, al riguardo, un esposto a più firme alla procura regionale delle Corte di conti per segnalare la distrazione di questi fondi dagli investimenti in sviluppo e occupazione a cui dovrebbero essere destinati. L’esponente di Basilicata casa comune ha poi accusato Bardi di aver mentito in campagna elettorale sui bilanci della sanità lucana, e concordato con Marrese sull’«ipoteca» che quest’operazione della giunta uscente rischia di rappresentare per le prossime generazioni lucane. Marrese, Cifarelli e Lacorazza hanno anche risposto a una domanda del Quotidiano sulle royalty del petrolio che sono state correntemente utilizzate dalle ultime amministrazioni regionali di centrosinistra per ripianare i conti della sanità lucana. Per Marrese, infatti, le amministrazioni di centrosinistra avrebbero impiegato queste risorse nell’ambito di una programmazione di respiro più ampio. Sul modello di quanto avvenuto in altre regioni dove il disavanzo di bilancio è stato il prodotto di investimenti strategici per migliorare il sistema sanitario. Come ricordato da Vizziello. Cifarelli e Lacorazza, invece, si sono detti convinti di una diversa destinazione dei fondi versati dalle compagnie petrolifere alla Regione a titolo di royalty e di quelli versati a titolo di compensazioni ambientali. Spiegando che questi ultimi andrebbero utilizzati propriamente per investimenti in grado di accompagnare i territori sfruttati per le estrazioni nella transizione verso un altro modello di sviluppo.
Al termine della conferenza stampa, complice un lapsus di Chiorazzo che riferendosi al progetto Eni-Shell-Regione ha parlato di «assistenza domiciliare» anziché «telemedicina», c’è stato anche modo di tornare sul tema del possibile conflitto d’interessi del re delle coop bianche lucane. Un tema “caldo” della campagna elettorale, che in qualche modo ne ha frenato le ambizioni rispetto alla corsa come candidato governatore ma che nei giorni scorsi é tornato di attualità. Dopo la pubblicazione della delibera di costituzione in giudizio dell’Azienda sanitaria di Potenza contro Auxilium coop, che gestisce da oltre 15 anni l’assistenza domiciliare integrata per i pazienti del servizio sanitario regionale. Nel contenzioso aperto da quest’ultima a seguito dello spezzettamento della commessa e dell’ingresso di altri operatori.
A domanda del Quotidiano sulle dimissioni dagli incarichi nella coop annunciati in campagna elettorale, Chiorazzo ha replicato negando l’esistenza di conflitti d’interesse di sorta. Rispetto agli incarichi dichiarati alla Camera di commercio come consigliere in Auxilium care coop e in Auxilium servizi società cooperativa, quindi, ha sostenuto che nulla avrebbero a che vedere con le attività della terza coop “gemella”, Auxilium società cooperativa sociale. Vale a dire col soggetto giuridico di imputazione dei rapporti economici con la Regione Basilicata. Nonostante la sovrapponibilità, almeno in parte, di sedi e organi societari con le altre due, attive in altre regioni e in altri settori. Nei loro interventi Chiorazzo e Cifarelli non hanno eluso nemmeno il tema delle prossime elezioni amministrative, esprimendo preoccupazione per la candidatura come sindaco di Potenza dell’assessore regionale uscente alla Salute, Francesco Fanelli (Lega). Stigmatizzandone le responsabilità per le condizioni della sanità lucana.
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