Il presidente uscente della Regione Basilicata Vito Bardi
2 minuti per la letturaPOTENZA – Sono ben 403 le interrogazioni alla giunta regionale guidata dal governatore Vito Bardi destinate a finire negli archivi del Consiglio regionale lucano dopo essere rimaste senza risposta. C’è anche questa cifra nel bilancio ideale dell’amministrazione in via di conclusione. Una cifra record se si considera che in totale sono state 693 le interrogazioni presentate dai membri del parlamentino lucano e quelle che hanno avuto riscontro dall’Esecutivo Bardi, stando al motore di ricerca informatico accessibile dal portale del Consiglio regionale, sono appena 290.
Molteplici i temi su cui il sindacato ispettivo dei consiglieri ha dovuto fare i conti col sostanziale muro di gomma della giunta. Tra i più datati, presentati pochi mesi dopo l’insediamento degli eletti, cinque anni orsono, ci sono la «situazione coltivazioni del Metapontino colpite dalla grandine il 12 maggio 2019» e la «nomina dei direttori sanitari e amministrativi delle aziende sanitarie e ospedaliere degli enti del Servizio sanitario regionale della Regione Basilicata». Mentre se si scorrono i più recenti ci sono i bilanci 2023 delle «Aziende sanitarie ed ospedaliere» e l’attacco hacker che ha recentemente colpito il sistema informatico di alcune di queste aziende sanitarie regionali.
Lo Statuto e il regolamento interno del Consiglio regionale non prevedono sanzioni per il mancato riscontro alle interrogazioni alla giunta presentate dai componenti dell’Assise di via Verrastro. Nonostante l’obbligo a darvi seguito. Nel vecchio testo del regolamento, infatti, si spiega che «le interrogazioni a risposta orale sono poste all’ordine del giorno secondo l’ordine di presentazione e sono svolte entro trenta giorni se riferite a questioni di diretta competenza della Giunta ed entro sessanta giorni negli altri casi». «Decorsi tali termini – prosegue il regolamento – la Giunta deve indicare nella prima seduta del Consiglio e senza dibattito, i motivi per i quali non è in grado di rispondere».
Nel vecchio regolamento i termini per le interrogazioni a risposta orale vengono estesi anche a quelle a risposta scritta. Anche il nuovo testo del regolamento approvato nei mesi scorsi, ad ogni modo, ha confermato questa previsione. Come pure quella per cui «qualora il termine trascorra senza che la risposta sia pervenuta, l’interrogante può chiedere al presidente del Consiglio che all’interrogazione sia data risposta orale indicando se in Commissione o in Consiglio». «In tal caso – prosegue il nuovo Regolamento – l’interrogazione è posta senz’altro al primo punto dell’ordine del giorno della prima seduta, rispettivamente, della Commissione o del Consiglio».
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