5 minuti per la lettura
POTENZA – L’impressione è quella di un Movimento che ancora non ha trovato al capacità di comunicare al di fuori di se stesso. Ed è un’impressione netta, dura, che arriva dopo qualche ora di discussione a Potenza davanti ad un pubblico che è composto quasi esclusivamente da attivisti stessi del Movimento. Con la scusa della comunicazione via web tramite i social network ancora una vota ad accorgersi che in un cinema di Potenza c’erano i sei candidati in corsa alla carica di governatore per il Movimento 5 Stelle. Stiamo Parlando di Gianni Perrino, Angela Calia, Giuseppe Di Bello, Piernicola Pedicini, Francesco Vespe e Gabriele Di Stasio. Ancora una volta il problema è sempre lo stesso, una “graticola” ai candidati diventa semplicemente un incontro “interno” dove chi ascolta può porre una sola domanda la volta e chi risponde deve comprimersi nei due minuti. Eppure non è che si discute di nulla, i temi sono quasi tutti di natura ambientale, riguardano le eventuali posizioni dei candidati sul petrolio, Fenice, tutela della salute, lavoro: tutte cose che richiedono tempo e progetti da proporre. E invece si resta ancora sul generale, quasi a dimostrare che il programma regionale per le elezioni non serve, come se fosse già tutto scritto nella linea del Movimento a livello nazionale. Ma c’è da capire ancora una cosa: in questa corsa non c’è solo il Movimento 5 Stelle, ma anche i cittadini che poi dovranno scegliere sulla base delle idee e dei programmi.
Ad aprire le danze è stato il tenente della provinciale Giuseppe Di Bello, si parte dall’ambiente, dal fatto che la Regione dovrà costituirsi parte civile nel processo su Fenice e sulla possibilità di chiudere definitivamente i rubinetti petroliferi che «stanno distruggendo tutto». E poi l’appunto, che è un altro fattore comune nei candidati: reddito minimo garantito.
Diciamo che la discussione è più sui punti in comune che altro. Gabriele Di Stasio pensa che una delle priorità sia «far crescere il Movimento». ma questa cosa sottintende un limite: «dobbiamo – dice Di Stasio – ascoltare di più la base». Il Movimento è di per sua natura eterogenea, ma ha con sé professionisti di tutti i tipi, moltissimi specialisti. E quando a Di Stasio, come agli altri, arriva la domanda su cosa scegliere, in un caso limite, tra spendere i soldi per chiudere un pozzo petrolifero o reinvestirli sul lavoro, si è tutti d’accordo, tranne Francesco Vespe, a chiudere i rubinetti. E questo non solo per linea ambientalista dei candidati, ma proprio per seguire quali sono le regole generali del Movimento.
E non a caso Piernicola Pedicini, fisico del Crob, ritorna subito su questo aspetto: «Il mio compito – dice – è studiare gli effetti sulla salute di metalli pesanti e idrocarburi. L’ambiente è il primo punto della mia attività. È il caso madre di tutto. Tutto le nostre attività attività e le nostre proposte si basano soprattutto su questo.
Poi gli arrivano le domande “dispettose”, quelle sul suo stipendio come fisico e sulla probabile rinuncia allo stipendio da governatore. ma il vero discorso, l’aspetto chiave di tutto è l’apertura alla cittadinanza: «Il Movimento – dice Pedicini – è altruismo. Questa – a chi gli fa notare che non è nato in Basilicata – è la terra dei miei figli e la difendo. per questo bisogna puntare sull’apertura alla cittadinanza».
Ora, ecco che ritorna il discorso sulla condanna a 2 mesi e 2 giorni dei Giuseppe Di bello, una condanna «ingiusta, per una cosa che era astata fatta a tutela della salute. per me quella condanna è motivo di orgoglio». Così si cerca di zittire l’astio interno sulla sua candidatura, cosa che si replica con Francesco Vespe che in relazione a quell’articolo, poi utilizzato da una parte degli attivisti per sfiduciare la sua candidatura, rimanda «ai tanti altri scritti a favore del Movimento. La democrazia diretta ha comunque dei suoi limiti, ma di questo si deve discutere». Pian piano c’è il riconoscimento di qualche errore comunicativo. Ma per l’astronomo esperto in controlli satellitari per l’analisi ambientale le cose da mettere per iscritto sono altre. Prima di tutto la militanza nel Partito Popolare, ricordata come un momento di passaggio e poi il programma: «Penso – dice Vespe – ad una sostenibilità sociale. Ci stimo frammentando e la priorità invece dovrebbe essere quella della comunità, della vicinanza. Il nuovo corso della regione non potrà, quindi, prescindere dal concetto di sostenibilità ambientale ed economica». Insomma, è la base che deve decidere le azioni di governo, ma la base chi o cosa è? Il Movimento o i cittadini? Il dubbio è ancora aperto.
E per rispondere alle accuse di chi dice che Vespe non è mai stato così attivo come sembra, tanto da far nutrire sospetti sul quel numero di voti arrivato alle Primarie lui risponde netto: «Non è vero nulla, ho fatto molto per il movimento: sono iscritto da novembre 2012 e ho molti amici iscritti non è affatto vero che ero sconosciuto, la mia è un’adesione di ideali e di sostanza. Quel l’atteggiamento – si riferisce alla sfiducia – è fastidioso e non lo tollero. Io condivido il progetto comunitario. Io non sono un candidato, sono un servo e farò del mio meglio per attuare il programma. Competenze, quindi. Un po’ come ribadito da Angela Calia. «Il programma nazionale come punto principale mette il no al petrolio. È ovvio che noi dovremo seguire questa linea. Poi, quello che dice la base è legge». E poi la base. Gianni Perrino la vede un po’ più drammatica ma lancia segnali di pace interna: «Bisogna mettere da parte le remore e cercare di fare sintesi. Se non ci rimbocchiamo le maniche difficilmente arriverà un salvatore a mettere le cose a posto è per questo che bisognerebbe avere una mentalità compatibile al Movimento e stabilire definitivamente qual è la base». magari con una piattaforma regionale dove a votare saranno i cittadini e non solo gli attivisti. Utopia?
v.panettieri@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA