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Manca poco alla chiusura di questa campagna elettorale per le Primarie che indicheranno il candidato governatoreper il centrosinistra alle prossime elezioni. Personalmente sono stato e rimango un  convinto sostenitore delle Primarie per la scelta dei candidati a qualsiasi livello. Ma le Primarie hanno un senso e un valore soprattutto se sono in grado di raccogliere il vento, l’aria che tira, l’opinione.

Se viene meno “l’opinione” le Primarie diventano una dimostrazione di forza, una declinazione muscolare, che non favorisce di certo l’emergere di idee e proposte. Uno scontro di miliziani più che un confronto tra militanti. Questo è il pericolo più grande che io vedo per le Primarie di domenica. Spero di sbagliarmi.

Ad oggi davvero poche sono state le proposte che guardano al futuro e molte, invece, le richieste di indossare casacche. Nei mesi scorsi ho apprezzato la schiettezza con cui Vincenzo Folino ha intrapreso un percorso di autocritica e rimango a quell’unico elemento di novità politica ma a tre giorni dal voto è come se ci trovassimo in un pericoloso gioco dell’oca: di nuovo al punto di partenza. E questo perché?

Perché il vero grande assente di queste primarie è proprio l’opinione pubblica. E l’opinione pubblica è assente perché il suo giudizio sulla politica, sulla classe dirigente è ampiamente negativo ed è già ampiamente palese. Non dico questo perché bisogna assecondare processi sommari e luoghi comuni, al contrario, ma se non si vuol buttare acqua sporca e bambino bisogna anche saper mettere dei punti e andare a capo. 

Tutto questo accade perché i lucani non hanno ancora sentito pronunciare dal centrosinistra e dal Pd la parola “scusa”. Scuse che andavano offerte alla Basilicata  per aver fatto terminare la consiliatura prima del tempo, riconoscendo di esser venuti meno agli impegni presi e al patto di fiducia. Scuse per la troppa pervasività della politica nella vita di questa comunità regionale. Scuse che andavano fatte politicamente e non perché era intervenuta la magistratura.

Il malcontento della pubblica opinione è palpabile, lo si avverte a pelle. A prescindere dagli episodi. Non riconoscere questa febbre è dannoso per la Basilicata. Ancora più pericoloso è cercare di cavalcare l’antipolitica in maniera disinvolta pur essendo pienamente dentro al sistema. Non è più tempo di fare il gioco delle parti. Anche perché dopo le primarie ci sono le elezioni vere e lì non si scherza. Io non sottovaluto affatto la capacità aggregatrice del M5S perché ha un collante che oggi in Basilicata fa opinione: l’essere contro.

Magari è contro e tifa Grillo anche chi ha beneficiato da questo sistema che in diversi, all’interno, del pd hanno contestato da minoranze, facendo la figura derisa dei grilli parlanti. Le Primarie rischiano di diventare una occasione persa. E non saranno i numeri a nascondere l’assenza della opinione. Le Primarie così come si stanno delineando non riusciranno ad imprimere una spinta in grado di far dire al centrosinistra che un pezzo di campagna elettorale è già fatto. Purtroppo ci stiamo ricontattando tra di noi o peggio in qualche caso si manifestano comodati d’uso esterni al perimetro di centrosinistra o sostegni che hanno contestato il centrosinistra, o tardivi rientri dopo sistematiche oscillazioni pendolari in posizioni non secondarie.

I candidati sono tutte persone rispettabili ma, probabilmente, fatta eccezione per Piero Lacorazza, non vanno oltre l’io. L’esigenza prioritaria è quella di ricostruire un minimo di fiducia nel patto di convivenza civile che coinvolga tutte le generazioni. A questo speravo servissero le Primarie. La Basilicata è di fronte ad un passaggio cruciale. I lucani lo sanno, il centrosinistra un po’ meno.

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