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POCO più di un anno fa usciva sul Quotidiano della Basilicata un articolo dal chiaro titolo: «Sanità, le specializzazioni dei “figli di”». Parlava di fondi stanziati dalla Regione, finanziamenti per la formazione specialistica di meritevoli giovani medici, e della coincidenza per la quali i suddetti giovani avevano cognomi importanti e natali lucani. 

Si poteva arrivare a supporre, in via ipotetica, che i soldi non fossero assegnati per reali esigenze del sistema sanitario regionale, bensì “ad personam” pilotando la graduatoria per posizionare il candidato prescelto in posizione utile: primo degli esclusi dopo l’assegnazione dei contratti ministeriali. Supposizione rafforzata dal meccanismo stesso di selezione, che lasciava ampia discrezionalità alla commissione giudicatrice. 

Non erano infrequenti scandali, denunce e curiose intuizioni, come quella di un candidato in grado di “indovinare“ i nomi di vincitori ed esclusi, in una certa specializzazione di una certa città, un mese prima dello svolgimento delle prove.

Su tale base si era sviluppata la forte volontà di studenti e neolaureati di cambiare i meccanismi concorsuali. Dopo mesi di proteste e manifestazioni l’obiettivo viene raggiunto: dal prossimo concorso non si avranno più singole graduatorie locali, ma una unica nazionale. Non più domande a risposta aperta, né quiz non selettivi estratti da banche date già note o punti curriculari assegnati in libertà, ma un test unico in tutta Italia, con domande precedentemente sconosciute e parametri curriculari oggettivabili. Una rivoluzione, che ci ha visto finalmente e meritatamente festeggiare.

Rimane però un dubbio. E se la possibiltà di manipolare le graduatorie non fosse stata completamente eliminata? E se i nostri sforzi fossero stati inutili e chi di dovere avesse solo “cambiato tutto per non cambiare niente“? Certo, le nuove regole sembrano molto restrittive, ma è il primo concorso e la sicurezza non la abbiamo. 

Poi nella giornata di venerdì scorso vengono resi pubblici il numero e la provenienza dei contratti regionali erogati. Nonostante i venti finanziati lo scorso anno, la Basilicata non compare. Per il corrente anno accademico non finanzierà alcuna borsa di specializzazione. E allora si dovrebbero integrare le supposizioni derivate dal bell’articolo dello scorso anno. Forse davvero i concorsi erano pilotati, e forse davvero le borse lucane erano in realtà regalie e clientele per i potenti di turno. Forse il nuovo concorso sarà davvero incorruttibile ed onesto, senza possibilità di indirizzare i contratti regionali verso candidati prestabiliti. E forse la regione Basilicata non ha stanziato alcunché semplicemente perché non ha e non aveva bisogno di medici specializzandi, ma solo di garantirsi un credito con chi un giorno sarebbe in grado di ripagare il favore. 

Sono solo supposizioni, voli pindarici e nulla più. Ma se tale dovesse effettivamente essere il quadro ci sarebbe da essere felici. 

Noi aspiranti specializzandi di tutta Italia, cui è stato restituito un futuro. E Voi cittadini lucani, che forse inconsapevolmente avete risparmiato due milioni e mezzo di euro. Ovvero circa quattro euro a testa.

Domani mattina, comprate il Quotidiano e fate colazione al bar. Offre la Regione.

*giovane medico

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