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POTENZA – Da 20 borse di studio per medici specializzandi a 0, con un risparmio di oltre 2 milioni e mezzo di euro per le casse della Regione Basilicata.
E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il bando per l’ammissione alle scuole di specializzazione in medicina 2013/2014 del Ministero per l’istruzione: il primo dall’introduzione del concorso unico nazionale dopo lo scandalo dei “figli di” lucani, e quello dei vincitori annunciati alla Sapienza di Roma.
Rispetto ai 4.500 contratti assicurati dal Governo l’anno scorso si passa a 5mila, da sommare ai 471 «aggiuntivi» finanziati dalle regioni, tra cui non compare più la Basilicata.
Intanto proseguono le indagini dei militari dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza, avviate proprio a partire dall’inchiesta del Quotidiano sulla “figliopoli transuniversitaria”.
A luglio dell’anno scorso erano state acquisite le delibere della vecchia giunta regionale sui contratti finanziati, per cui gli investigatori hanno ipotizzato il reato di abuso d’ufficio: i 20 del 2013 e i 12 del 2012, del costo di circa 128mila euro ognuno, per un esborso totale di oltre 4 milioni di euro. Ma negli ultimi mesi sono stati raccolti anche gli atti delle selezioni effettuate negli atenei di mezz’Italia a destinatari dei fondi stanziati da via Verrastro.
A destare più di qualche sospetto è stato il numero di giovani medici lucani risultati vincitori nelle graduatorie di accesso ai corsi “sponsorizzati”: 7 su 12 nel 2012, 6 dei quali piazzati proprio in coda, in corrispondenza dei posti garantiti dai contratti «aggiuntivi».
Se si considera che non esistono quote riservate ai candidati che provengono dalle regioni “finanziatrici” il dato, confermato anche l’anno successivo, appare ancora più improbabile, a causa della concorrenza in numero preponderante di giovani medici campani, laziali, lombardi, pugliesi eccetera.
Poi c’è il pedigree politico-sanitario di alcuni dei vincitori. Come la figlia dell’ex presidente del consiglio regionale, nonché primario del San Carlo di Potenza, Domenico Maroscia. O quella del primario del Madonna delle Grazie di Matera Luciano Corazza. O ancora quella dell’ex direttore sanitario del Crob di Rionero Giovanni Corrado. Più il figlio del compianto militante di Palazzo San Gervasio a cui è stata appena intitolata la locale sezione del Pd; e la simpatizzante dell’assessore di Lauria. L’unico distinguo andrebbe fatto per il figlio del sindaco di Pisticci Vito Di Trani, sempre Pd, che si è piazzato al primo posto della graduatoria diEndocrinologia dell’Università di Bari, dove avrebbe potuto beneficiare comunque di una delle borse ministeriali.
Solo casualità? E’ possibile, ma a dir poco improbabile. Tanto più se a distanza di 12 mesi si vanno a riprendere quelle graduatorie “vincenti”. Così si scopre che assieme ai soldini piovuti da via Verrastro sono scomparsi tutti i talenti lucani del bisturi.
Quanto al 2013, invece, che dire della coincidenza tra le borse aggiuntive finanziate a radiodiagnostica a Foggia e i freschi specializzandi lucani? Per non parlare della “profezia” di chi aveva annunciato al Quotidiano che tra i vincitori ci sarebbero stati due candidati che prestavano servizio come volontari al Crob di Rionero ed è riuscito ad anticipare persino la convenzione stipulata 4 mesi dopo, nonostante l’esplosione del caso, proprio tra il Crob di Rionero e l’università di Foggia. Oggetto: il tirocinio di un numero di specializzandi in radiodiagnostica nel centro di ricerca lucano. Un’occasione che di fatto consente ai due volontari di tornare “a casa”.
A sollevare le prime riserve sui contratti di specializzazione aggiuntiva finanziati dalla Regione era stato il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza Enrico Mazzeo, che in una mail riservata agli iscritti – poi girata da una fonte riservata al Quotidiano – aveva denunciato la mancanza di trasparenza sui criteri adottati per la scelta delle facoltà e delle specializzazioni da finanziare.
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