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POTENZA – Lavori per milioni affidati a ditte in odore di mafia. Inquirenti che acquisiscono atti e delibere. Il sospetto è che a Melfi i clan si siano infiltrati nelle gare gestite dall’amministrazione comunale: un’ipotesi che rischia di abbattersi come uno tsunami sul Municipio dove la tensione si fa ogni giorno più palpabile.
Punta dritto sulla cittadina federiciana l’ultima inchiesta dell’Antimafia lucana.
A scoprirla sono stati gli agenti della sezione anticrimine della Squadra mobile di Potenza che nelle scorse settimane su delega del pm Francesco Basentini si sono presentati in Comune con un elenco di documenti da prelevare.
Si tratta degli atti di diverse gare bandite negli scorsi mesi, incluse delibere della giunta guidata dal sindaco Livio Valvano.
Al centro ci sarebbero lavori per svariati milioni di euro a imprese nel mirino degli investigatori per i loro rapporti coi clan.
Non è la prima volta che gli inquirenti dell’Antimafia si affacciano sull’uscio del Comune di Melfi per verificare la regolarità di appalti e commesse distribuite senza badare più di tanto al curriculum criminale dei loro beneficiari, anche quando si tratta di personaggi noti alle cronache.
Nel 2008 gli agenti della Mobile di Potenza si erano concentrati sui lavori di sfalcio dell’erba nel cimitero affidato per 6 mesi “intuitu fiduciae” al boss Massimo Cassotta, di recente condannato a 10 anni per associazione mafiosa ed estorsione. Ma nel 2010 con le dichiarazioni del primo degli ultimi pentiti della mala del Vulture, Alessandro D’Amato, si è aperto uno scenario molto più complesso, rafforzato più di recente dalle dichiarazioni di Adriano Cacalano, titolare di una piccola impresa individuale di costruzioni.
Secondo Cacalano, considerato uno degli uomini più vicini a Massimo Cassotta, tra i rivali del clan Di Muro ci sarebbe stato chi era in grado di fargli ottenere lavori pubblici grazie alle sue entrature in particolare nell’amministrazione comunale. In più ha spiegato che spesso se una ditta “pulita” conquistava una gara erano altri a fare il lavoro vero mobilitando i propri mezzi e i propri uomini. Dichiarazioni già raccolte tra gli atti di alcuni processi, anche se in parte ancora coperte da omissis.
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