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MATERA – Il Convicinio di Sant’Antonio da ieri è chiuso. I turisti non ci possono più accedere. Vi ha provveduto un tecnico comunale nel corso della mattinata dopo l’articolo del “Quotidiano” che ha raccontato e posto in evidenza interrogativi e contraddizioni.

Se dal Comune però non sono arrivati commenti, spiegazioni nè comunicazioni, a confermare la situazione è stato Leo Montemurro segretario provinciale della Cna che si è occupata di organizzare numerosi eventi in quel sito e che conosce i dettagli della situazione attraverso dei suoi associati che se ne l’hanno gestito direttamente. «In realtà il tentativo che è stato fatto è quello di rendere fruibile un sito di fronte ai problemi  che ci sono ed in attesa dei bandi pubblici che pure dovranno arrivare. Ma che non ci sono.

Già in passato, parlo del maggio scorso, come Cna e Confapi avevamo presentato una richiesta dettagliata al Comune per poter gestire il Convicinio di Sant’Antonio e la Chiesa di Armeni e di Santa Barbara. Richieste presentate da alcuni mesi e che non hanno ricevuto una risposta.

Più volte in passato la Cna si era impegnata nell’organizzazione di singoli eventi che potessero in qualche modo permettere di fruire della struttura.

Oggi, ne ho conoscenza attraverso un nostro associato, la struttura era visitabile gratuitamente per le guide e ad un contributo volontario per i singoli a cui veniva data una brochure che raccontava la struttura.

Il Comune? Direi che c’era una sorta di tacito assenso di fronte a questa situazione in cui ci si è venuti a trovare esclusivamente per la volontà di voler rendere fruibile la struttura. E’ l’unica cosa che è stata valutata come prioritaria e mi preme particolarmente sottolinearlo».

«Ieri mattina a seguito dell’articolo, naturalmente, un tecnico comunale ha ritenuto di dover chiudere la struttura» ha confermato Montemurro.

Difficile entrare poi in altri meccanismi che riguardano l’utilizzo del timbro della Fondazione Sgarbi o altri aspetti della gestione della struttura.

Le parole di Leo Montemurro chiariscono di fatto una questione che, al di là degli aspetti singoli, conferma una difficoltà di poter fruire e rendere gestibili una serie di strutture che ci sono in città e che sono costrette a rimanere chiuse come, per esempio, nel caso del Castello Tramontano aperto due o tre volte negli ultimi tempi per l’impegno dei volontari del Fai o di altre in mancanza di requisiti ed autorizzazioni formali.

La ricostruzione di queste ultime ore mette fine sostanzialmente a quello che era un “servizio tollerato”?

 Nei prossimi giorni ci sarà il tempo per capire molto di più di questi aspetti ma di certo quella che viene fuori non è una realtà governata nella maniera migliore. Anzi probabilmente non governata.

Una macchina che procede ma non in una direzione ben definita. L’importante è andare avanti.

E non basta in questo momento, se non a spiegare cosa è successo, sapere che la fruibilità di un sito possa aver avuto in qualche modo la precedenza.

I turisti che arrivano nei prossimi giorni nei Sassi avranno un sito in meno da visitare grazie ad un’opera che, (facendo una citazione “illustre”), sarà stata una sorta di “autosabotaggio” alla città.

p.quarto@luedi.it

 

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