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POTENZA – Sono passati solo cinque mesi, eppure sembra che sull’onda emotiva del dramma sociale provocato dal sequestro della Sider Potenza disposto dalla Procura, siano in molti ad aver dimenticato i fatti. Era febbraio quando Arpab presentava alla Regione il terzo campionamento sulle emissioni dei forni della  Ferriera. A chi, come fa un cronista, aveva avuto modo di seguirne da vicino le vicende, non era di certo sfuggito  quella sorta di scontro istituzionale in atto, che aveva già fatto da sfondo, qualche giorno prima, all’altra emergenza ambientale in corso in quel periodo: l’acqua agli idrocarburi dai rubinetti di Tito.

Frizioni tra enti preposti al controllo che sulla base degli stessi dati giungono a conclusioni completamente opposte. Com’era stato, in quest’ultimo caso, tra Arpab e Acquedotto lucano.

Nella vicenda Sider, a prendere distanze dalle conclusioni a cui era giunta l’Agenzia per l’Ambiente era stato lo stesso assessore Berlinguer. Sulla base dei risultati dei primi monitoraggi, l’ex direttore generale Raffaele Vita, nella relazione che accompagnava il monitoraggio, indicava emissioni di diossine superiori (in un caso specifico doppio) rispetto al valore guida vigente in paese con il Belgio. Tracciando un parallelo con altre realtà, nelle conclusioni del direttore, motivi per essere preoccupati ce ne erano e come. Per la prima volta, dalla sua nascita, l’Agenzia per l’ambiente lucana dava l’allarme.

Che però non  convinceva via Anzio. Prima ancora di ricevere i risultati del terzo campionamento – da cui emergevano sì dati più rassicuranti, ma anche la conferma della provenienza dell’inquinamento, ridotto proprio in virtù del funzionamento  parziale dell’impianto – l’assessore si era preoccupato di convocare d’urgenza una conferenza stampa per smorzare i toni allarmistici che si erano diffusi dopo le preoccupazioni espresse dall’Arpa. Sulla base di un parere redatto dall’Istituto superiore di sanità, Berlinguer rassicurava: «Non c’è stato alcun superamento. Continueremo comunque a monitorare». Una conferenza alla quale il Dg dell’Agenzia regionale per l’Ambiente, pur essendo in pratica il braccio operativo dell’assessorato, non era stato nemmeno invitato.

“Berlinguer sconfessa l’Arpab” aveva titolato il Quotidiano per descrivere il clima di delegittimazione dell lavoro dell’Agenzia che si era venuto a creare in quei giorni. E che per tutti questi mesi ha continuato ad alimentare una sorta di gelo istituzionale, neanche troppo celato dallo stesso assessore. Che ancora ieri dalle pagine di questo giornale è tornato a parlare di “lacune funzionali” dell’ente da colmare al più presto. Per carità, il cammino che l’Agenzia regionale dovrà compiere per accreditarsi appieno presso la comunità scientifica sarà pure ancora lungo.

Ma nel caso specifico della Siderpotenza le conclusioni a cui sono giunti prima i periti nominati dalla Procura e poi i magistrati che hanno chiesto e disposto il sequestro dicono che in fondo l’allarme lanciato dall’ente preposto al controllo ambientale non era stato così infondato.

E’ proprio sulla base di quegli stessi  sforamenti registrati  da Arpa e Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri – che il gip definisce “assolutamente preoccupanti” – che il Pubblico ministero ha proceduto a nominare una squadra di esperti per le opportune verifiche.

Uno studio dall’esito che oggi tutti conosciamo.  Nessun  inno alla gloria per l’Agenzia che a questo punto ha semplicemente assolto al proprio dovere. Che, però, a questo punto, non può essere messo in discussione.

m.labanca@luedi.it

 

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