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POTENZA – Si terrà stamane l’udienza davanti al Tribunale del Riesame sul ricorso dei legali di Pier Giulio Petrone contro il sequestro da quasi 3 milioni e mezzo di euro su beni e conti correnti personali, della società di vigilanza La Ronda e di altre 3 ditte che sarebbero riconducibili in vario modo sempre a lui.
I sigilli sono scattati nei giorni scorsi su ordine del gip di Potenza Tiziana Petrocelli che ha accolto la richiesta di misure cautelari avanzata dal pm Gerardo Salvia.
Petrone, assistito dall’avvocato Angela Pignatari, è accusato di omesso versamento di alcune ritenute d’acconto sugli stipendi dei dipendenti e dell’imposta sul valore aggiunto: un reato che stando alle ultime indiscrezioni da Palazzo Chigi dovrebbe essere depenalizzato subito dopo il rientro dalle vacanze, data la grande inflazione subita in questi anni nei tribunali di tutta Italia a causa della crisi e delle difficoltà incontrate dagli imprenditori.
L’inchiesta è partita da una verifica delle Fiamme gialle che con la legge ancora in vigore non hanno potuto far altro che segnalare la sua posizione in Procura.
Per il cavalier Petrone, che resta ad ogni buon conto un raro caso di imprenditore individuale con oltre 300 dipendenti, quindi risponde in prima persona e con tutti i suoi beni dell’andamento dell’azienda, sarà fondamentale dimostrare l’avvenuta rateizzazione del debito con l’erario per oltre 2 milioni e mezzo di quelli che gli vengono contestati.
Poi dovrà affrontare i dipendenti che si riuniranno in assemblea giovedì mattina e giovedì pomeriggio (per garantire lo svolgimento del servizio), e gli chiederanno conto dei pagamenti sospesi a causa del blocco sui conti corrente dell’azienda oltre ai timori per la perdita del loro posto di lavoro. Sia gli oltre 330 vigilanti, che i 40 di un’altra società del gruppo che offre servizi di portieraggio non armato.
La Ronda è la principale società di sicurezza privata della Basilicata e tra i suoi clienti può annoverare praticamente tutti gli enti più importanti della regione: dal Tribunale agli uffici di via Verrastro.
Nei giorni scorsi un sequestro simile per un importo di poco meno di 2milioni e duecentomila euro aveva colpito il presidente del As Melfi Giuseppe Maglione, accusato a sua volta di omesso versamento dell’Iva, che ha comunque rassicurato tifosi e dipendenti rispetto a possibili ripercussioni sulla squadra o le altre sue attività.
l.amato@luedi.it
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