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Si è fatto il punto sullo stato dell’economia lucana, sui numeri della crisi che attanaglia la Basilicata, ma si sono anche prospettate vie d’uscita da una situazione che vede il cosiddetto piccolo Texas fanalino di coda, non solo in Italia ma pure in rapporto alle altre regioni del Mezzogiorno.Di tutto questo si è parlato ieri, nel corso della dodicesima Giornata dell’Economia che ha visto il presidente di Unioncamere Basilicata, Pasquale Lamorte, snocciolare insieme a Franco Bitetti i dati del ‘Rapporto dell’economia lucana per il 2013’.L’anno passato, emerge dallo Studio, è stato ancora un anno nero per la Basilicata. Anno in cui i seppur deboli segnali di ‘ripresina’ registratisi in altre regioni d’Italia sono da noi rimasti latenti.Nella nostra regione, infatti, la caduta dell’attività economica è stata più pesante che altrove. Le stime diffuse parlano di un calo di produzione regionale pari al 3,2 per cento, contro il 2,7 per cento del Meridione e l’1,9 per cento su scala nazionale. Dati preoccupanti che “riflettono la debolezza del mercato interno lucano”.Il pil regionale ha subito nell’ultimo lustro un decremento di quasi 14 punti percentuali. Sono ferme l’industria delle costruzioni, che ha risentito del blocco del mercato immobiliare ma anche delle difficili condizioni del credito, e il variegato comparto dei servizi. L’inversione di rotta prevista per l’anno in corso, con tutta probabilità slitterà al 2015. “A risentire di questo stato di cose -ha detto Lamorte- sono ovviamente le famiglie i cui consumi hanno subito un calo del 3 per cento rispetto al 2012. Calo dovuto alla mancanza di reddito (nel solo 2013 si sono persi quasi cinquemila posti di lavoro) che si traduce in consumi minori e crescita azzerata”.A guardarla attraverso questi dati, la situazione lucana appare drammatica, di difficile soluzione. Eppure il presidente Lamorte individua possibilità di ripresa “puntando sullo sviluppo del capitale umano, sull’innovazione e sull’esportazione, utilizzando al meglio le nuove risorse della programmazione europea e i fondi delle royalties”. “Per quanto concerne il capitale umano -ha detto in proposito Bitetti- c’è purtroppo da considerare il vertiginoso calo demografico cui è soggetta la Basilicata. Una emorragia -ha aggiunto- che nei prossimi dieci anni potrebbe far totalmente collassare l’economia regionale dal momento che, salvo un’inversione di tendenza, nel 2024 anni un quarto della popolazione lucana potrebbe essere composta di soli anziani”.Il plauso di Unioncamere è poi andato a quelle piccole aziende lucane che puntando sull’innovazione hanno rischiato, in un momento di crisi, per rimanere ‘vincenti’ sul mercato. “La voglia di impresa -ha detto in proposito Lamorte-, unita alla forza innovativa, sembra già aver investito positivamente la Basilicata soprattutto tra i giovani e le donne”. Sul versante dell’internazionalizzazione e dell’export Lamorte ha detto: “anche qui si registrano, purtroppo, dati negativi dovuti al crollo del mercato dell’auto. Non bisogna tuttavia  dimenticare quel dato in controtendenza su cui la nostra economia dovrebbe puntare. Le esportazioni agroalimentari sono più che raddoppiate nell’ultimo quinquennio così come le vendite dell’industria del mobile imbottito. Prove, queste, che investendo nell’alta qualità e nelle specificità del territorio di appartenenza, è possibile quantomeno continuare a navigare in un mare tempestoso piuttosto che affondare completamente”.Infine, dal presidente di Unioncamere Basilicata è venuto un monito a proposito del ventilato progetto di smantellamento delle Camere di Commercio: “concordiamo rispetto ad una riorganizzazione e razionalizzazione del sistema camerale, in ottica di spending review, ma siamo  contrari a un processo di smantellamento che priverebbe le aziende di un supporto fondamentale per funzioni, servizi e misure di accompagnamento a crescita e  sviluppo”.

 

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