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POTENZA – In 74 si erano alzati dopo meno di un quarto d’ora di lezione lamentando il freddo di un mercoledì 31 ottobre, che Ognissanti, i defunti e il bonus del 3 novembre (concesso agli studenti di tutta la Regione) faceva un ponte davvero strepitoso. Qui però è scattato il contrappasso del dirigente che per punirli ha deciso di mandarne “al fresco” più di qualcuno, assegnando agli indisciplinati dei «lavori socialmente utili» concordati, tra gli altri, proprio con il carcere minorile. Secondo il Tribunale, tutt’altro che «una violazione macroscopica» dei diritti degli studenti.
Lo ha stabilito la sentenza con cui il giudice della sezione lavoro di Potenza Leonardo Pucci, che ieri ha accolto il ricorso presentato dal preside dell’Ipsia Giorgi Giovanna Sardone contro la “multa” da 350 euro che le aveva notificato l’Ufficio scolastico regionale proprio a proposito dei 74 studenti infreddoliti mandati ai “lavori forzati” tra il cimitero comunale, il Centro Caritas, quello dell’Aias (assistenza disabili) e discariche abusive con Legambiente, oltre che nel carcere minorile.
Il caso era balzato subito alle cronache locali e nazionali con tanto di passaggio su una trasmissione popolare come “Pomeriggio 5” in cui aveva partecipato anche il preside, con l’autorizzazione dell’Ufficio scolastico regionale.
Di fronte alla telecamera qualcuno tra gli studenti avrebbe anche confessato «la marachella», come evidenzia il ricorso presentato dal legale che ha assistito la Sardone in questa brutta vicenda, l’avvocato Salvatore Lacerra. Ma a distanza di 7 mesi quella popolarità si sarebbe ritorta contro di lei, quando il dirigente dell’ufficio scolastico provinciale le ha inviato una «contestazione di addebiti» da cui poi è scaturita la sanzione pecuniaria di 350 euro.
Oltre ai lavori “forzati” per gli studenti indisciplinati, che secondo l’ufficio provinciale sarebbero stati inflitti senza permettere ai ragazzi di giustificarsi, le accuse nei confronti della Sardone citavano la sospensione disposta nei confronti di un rappresentante di istituti “colpevole” di aver proiettato a scuola un film «vietato ai minori di anni 14» come “American history X”, al posto di quello concordato con la preside che era «Il bambino con il pigiama a righe». Con tanto di rivolta nei corridoi a difesa del cinematografo.
Per il giudice nel primo caso «risulta dagli atti di causa» che il colloquio con gli studenti c’è stato: «esteso anche ai genitori». Ma più in generale contro una sanzione disciplinare che «non si presenti con macroscopici e madornali errori», o non sia strumentale a secondi fini, ci sono altri rimedi che una sanzione contro chi l’ha emessa.
Quanto alla presunta «lesione al prestigio dell’amministrazione» sarebbe «completamente sfornita di prova, considerando poi che le questioni attinenti al rilievo disciplinare degli studenti sono situazioni normali e fisiologiche all’interno di una scuola , così come i possibili strascichi che comportano».
l.amato@luedi.it
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