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POTENZA – Secondo la procura contabile hanno elargito premi produzione per oltre 100mila euro come se fossero caramelle, mentre l’ente veniva sanzionato e poi persino commissariato. Per questo adesso dovrebbero risarcirli. Sia i controllori, ovvero i membri del nucleo di valutazione; che i controllori dei controllori, ovvero i direttori che li hanno nominati.
Compariranno il prossimo 8 luglio davanti al collegio della Corte dei conti i vertici dell’Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura, soppressa da meno di un mese ma destinata a far parlare di sé chissà quanto a lungo ancora.
L’ex direttore generale Gabriele di Mauro, l’attuale Rocco Colangelo, e il commissario pro-tempore Andrea Freschi e i membri del nucleo di valutazione, Luigi Tardi, Andrea Pellegrino e Paolo Albano, devono rispondere di un presunto danno erariale di oltre 108mila euro (39mila Di Mauro, 21mila Colangelo, 10mila Freschi e 12mila a testa Tardi, Pellegrino e Albano).
Si tratta dei premi produttività incassati tra il 2007 e il 2012 dai “mini dirigenti” scelti tra i dipendenti dell’agenzia per ricoprire le «posizioni organizzative complesse» previste all’interno dell’ente. Sette o otto a seconda del periodo. Tra i quali anche la moglie del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, in quegli anni a capo della giunta regionale, che ne ha ricevuti oltre 18mila.
A lei come a tutti gli altri risulta elargito sempre il massimo previsto. Per la procura, senza accertare gli obiettivi raggiunti, se non attraverso alcune «autorelazioni» in cui i diretti interessati illustravano il lavoro svolto.
Gli inquirenti della Corte dei conti contestano anche i criteri «arbitrari» adottati per selezionare le persone a cui affidare gli incarichi in questione, che già prevedono una retribuzione «di posizione» da sommare a quella legata all’inquadramento iniziale. In soldoni si parla di un aumento fisso sulla busta paga, uguale a enne volte le somme accantonate per il bonus annuale di produttività.
Secondo i pm contabili i direttori generali di Arbea non avrebbero nemmeno prefissato gli obiettivi necessari per valutare a posteriori il lavoro svolto, per questo la gran parte dei 108mila euro è stata addebitata a loro.
L’inchiesta condotta dai militari del nucleo di polizia tributaria ha preso le mosse nel 2010 da alcuni esposti sul magoverno dell’Agenzia. Resta ancora aperta, invece, quella sui premi corrisposti ai dirigenti in senso stretto di Arpab come di altri 15 enti regionali e società dipendenti da via Verrastro, per cui nelle prossime settimane gli inquirenti si accingono a inviare gli inviti a dedurre per una quarantina di posizioni sospette.
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