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CATANZARO – Nelle cronache sul caso di Melina Aita, la donna arrestata con l’accusa di aver ucciso il marito a Somma Lombarda (Varese), i resoconti del Tg1 e del Tg2 hanno sottolineato la provenienza regionale: «calabrese». L’Associazione Carta di Roma (nata nel 2011 per dare piena attuazione al codice deontologico dei giornalisti italiani su migranti, rifugiati e richiedenti asilo) parla di un “anacronismo xenofobo» e di una violazione del codice deontologico ai danni di cittadini italiani di una regione, appunto la Calabria.
Infatti, spiega il presidente dell’Associazione Giovanni Maria Bellu, «la sottolineatura della provenienza regionale della donna non ha alcuna “rilevanza”, né alcuna “pertinenza” nella notizia. Sono queste le condizioni che, in base alle linee guida della Carta di Roma, consentono di indicare l’origine del protagonista di un fatto di cronaca». Nell’editoriale di Bellu – consultabile sul sito www.cartadiroma.it – si sottolinea che non è intenzione dell’associazione porre il problema della violazione in termini formali. Il rilevarlo è un modo per chiarire «quanto sia stato repentino il cambiamento culturale imposto all’Italia dall’immigrazione straniera».
Fino all’arrivo degli stranieri, infatti, erano frequentissimi i casi di xenofobia interna ed era normale, nelle cronache, sottolineare la provenienza regionale dei protagonisti di fatti di cronaca nera in relazione al tipo di reato: dei siciliani per i reati di mafia, dei sardi per i sequestri di persona. E ai meridionali venivano attribuite qualità o ruoli negativi poi trasferiti agli immigrati stranieri. «Segnaliamo il lapsus xenofobo della Rai – conclude l’editoriale – per dire che abbiamo alle spalle una lunga storia di pregiudizi. E che ci vogliono molta attenzione, e molta pazienza, per cominciare una nuova storia».
Melina Aita, pensionata di 64 anni è stata arrestata dai carabinieri con l’accusa di avere ucciso il marito Antonino Faraci, trovato morto il 13 aprile nell’abitazione della coppia. La donna aveva raccontato ai carabinieri di Varese che non era presente in casa al momento del delitto. Secondo gli investigatori, Melina ha finto una rapina per nascondere l’omicidio.
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