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LAGONEGRO – «La contestazione di reati non presenti nelle precedenti ordinanze, ha consentito l’emissione di provvedimenti restrittivi nei confronti di altre 18 persone, che sono stati eseguiti dai carabinieri stanotte e nel corso della giornata di ieri, mentre alcuni sono ancora in corso di notifica ed esecuzione perché si sta provvedendo a rintracciare sei individui al momento latitanti».
Con queste parole il procuratore della Repubblica Vittorio Russo, titolare dell’inchiesta denominata “Oro Rosso”, ha aperto la conferenza stampa che si è tenuta negli uffici del Tribunale di Lagonegro. L’operazione segue quelle messe a segno nei mesi scorsi, che avevano portato all’arresto di numerosi cittadini, quasi tutti di nazionalità rumena, per reati di natura predatoria. Il bottino principale era il rame, da qui il nome oro rosso, che veniva spesso asportato da grossi frigoriferi e macchinari industriali, ma i criminali non esitavano a razziare bestiame che rivendevano clandestinamente e qualsiasi altro genere di refurtiva gli capitasse a tiro.
«Si tratta di una banda molto strutturata, che operava con continuità su tutto il territorio nazionale, i cui membri avevano rapporti di collaborazione e vincoli di parentela tra loro, e si scambiavano continuamente i ruoli al fine di garantirsi l’impunità e disporre di soggetti perfettamente informati sulla geografia dei differenti posti nei quali commettevano le loro azioni delittuose», ha spiegato il capitano Luigi Salvati Tanagro, a capo della compagnia di carabinieri di Lagonegro, che ha condotto l’attività investigativa e ha materialmente eseguito gli arresti. Mentre il tenente colonnello Giuseppe Palma, comandante del nucleo provinciale di Potenza, ha evidenziato che «le attività di polizia giudiziaria si sono svolte nella massima collaborazione con la magistratura, per costruire un quadro indiziario preciso ed esauriente che ha portato all’individuazione dei responsabili di più di un centinaio di reati compiuti contro il patrimonio, e che nella fase esecutiva si è avvalso della stretta collaborazione dei nuclei provinciali dell’Arma di Napoli, Genova e Salerno, provincia nella quale sono state notificate la stragrande maggioranza delle misure cautelari in questione. È davvero la fine della corsa per questo gruppo di portata internazionale, che riusciva a garantire ogni tipo di sostegno logistico ai suoi componenti ed era organizzato in maniera professionale. Si tratta di individui che si erano già resi protagonisti di crimini della stessa natura anche in Spagna, dove sono detenuti alcuni dei loro sodali, oltre che in Campania, Lazio, Emilia, Lombardia e Liguria, dove, a seguito di un controllo, vennero arrestati il mese scorso altri due complici dalla polizia stradale di Genova-Sampierdarena».
Il maggior numero di reati contestati si era però registrato in Basilicata, dunque la competenza della procura e dei carabinieri di Lagonegro, nello specifico nell’area sud della regione al confine con il basso Cilento, e stavano destando particolare apprensione nell’opinione pubblica: da ciò deriva la soddisfazione palese degli inquirenti che sono riusciti a concludere con successo un’indagine durata più di due anni e condotta con l’ausilio di tutti i mezzi tradizionali di investigazione, nello specifico i continui appostamenti necessari per individuare soggetti privi di documenti e senza fissa dimora, e per questo più difficilmente rintracciabili.
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