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Gli italiani non viaggiano più? La più grave recessione del dopoguerra sta modificando radicalmente abitudini acquisite, colpendo e tagliando soprattutto consumi una volta detti voluttuari?  Dipende. Perché è  vero che l’anno alle nostre spalle ha fatto registrare, nel Paese, un ulteriore calo di presenze turistiche (meno 4,4 per cento: circa 16 milioni in meno) rispetto al 2012; e che a pesare sul dato è soprattutto la diminuzione di clienti italiani (meno 8,1 per cento contro il meno 0,5 degli stranieri). Ma è anche vero che, alle prese con una crisi che è economica e culturale insieme, i consumatori reagiscono cambiando i modi, i tempi e le mete delle loro vacanze. E si viaggia meno, certo. Ma con alcune significative eccezioni, in qualche caso straordinarie. Come in quello della Lucania. A leggere il rapporto del Centro studi di Unioncamere Basilicata sull’andamento del turismo nel 2013, si ha infatti la conferma che, nella regione, il settore non soltanto è complessivamente in crescita (per il sesto anno consecutivo)  ma è anche in forte evoluzione: e che, ad esempio, una località come Maratea, tradizionale polo attrattivo, perde terreno a favore di quella che ormai va considerata la stella polare del turismo in Basilicata. Stiamo parlando, come si sarà compreso, di Matera.

Sullo sfondo di  una regione che, nel 2013, ha segnato il suo ennesimo record di arrivi (533 mila: il 2,9 per cento in più rispetto all’anno precedente)  e che, nel confronto con il 2012, segnala  una crescita complessiva del 3,6 per cento di presenze (67 mila in più) nelle strutture alberghiere, il dato di Matera sbalza in termini assoluti e percentuali. Basti dire che in questa città il turismo internazionale (in forte sviluppo da diversi anni), nel 2013, è cresciuto di un terzo rispetto all’anno precedente, registrando 70 mila presenze e 40 mila arrivi: presenze e arrivi che costituiscono, rispettivamente, il 41 e il 57 per cento dei totali regionali. In crescita soprattutto i turisti in arrivo dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna (più 24, 2 e più 20,2 per cento): la componente anglosassone rappresenta ormai quasi un terzo della presenza internazionale nella città dei Sassi.    In totale Matera sfonda, ed è la prima volta, la soglia delle 200 mila presenze, con una crescita a doppia cifra (più 12,8 per cento).

Ma è nel confronto con Maratea che la performance materana risulta maggiormente evidente. Se si considera che cinque anni fa nella località costiera il totale delle presenze era stato di 181 mila unità, contro le 127 mila di Matera e che, l’anno scorso, invece, è stato di 210 mila contro 206 mila, si capisce che la città dei Sassi è pronta a superare Maratea come primo polo turistico della regione.

Sorprendente anche la ripresa dell’area metapontina (con un aumento del 4,1 per cento degli stranier)i: la quale fa registrare nel 2013, rispetto all’anno precedente, 26 mila presenze in più, con una crescita in percentuale del 2,3 per cento, trainata soprattutto da Nova Siri (più 15,6 per cento di turisti) e Scanzano (più 8 per cento).

Bene anche il Vulture-Melfese, che ha visto aumentare di oltre 34 mila unità il numero di presenze, il 41 per cento in più rispetto al 2012: ma in questo caso la crescita sembra attribuibile soprattutto a ragioni di carattere produttivo (collegate all’attività dello stabilimento Sata di Melfi).

E mentre rallenta il turismo d’affari in Val d’Agri (i pernottamenti sono diminuiti di un quarto negli ultimi due anni tornando ai livelli del 2009), segna una ulteriore battuta d’arresto il Pollino che, dopo la timida ripresa del 2012, segna un calo di presenze del 5,9 per cento.

Per quanto riguarda l’andamento delle strutture ricettive, positivo il bilancio del comparto alberghiero, le cui presenze, nel 2013, sono cresciute del 4,4 per cento: ma sono state  le strutture di fascia alta (quattro e cinque stelle) a fare la parte del leone, visto che qui si concentra ormai la metà della clientela. E se continua la crisi dei campeggi, con un calo di presenza che supera il 5 per cento (alla quale fa da contraltare l’espansione dei villaggi turistici), sono i Bed & Breakfast a segnare la crescita più sostenuta: (2.500 pernottamenti nel 2013, l’8,6 per cento in più rispetto all’anno precedente). Buio fitto, invece, sugli agriturismi, le cui presenze calano per il terzo anno consecutivo (meno 15,2 per cento, quasi 9 mila pernottamenti in meno): una difficoltà che trova riscontro nell’elevato numero di fallimenti aziendali e, soprattutto, in un dato preoccupante. Dai 200 ospiti di dieci anni fa si è passati ai 140 attuali, mentre i posti sono scesi da 3.300 a 2.500.

 

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