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TUTTI lo conoscono come il professore dei Geologia, più volte ospite delle associazioni ambientaliste lucane (da ultima quella che si è tenuta non più di un mese fa in val d’Agri), “paladino” dell’ambiente, e strenuo ammonitore dei danni che le attività estrattive possono portare sui territori. Non Tutti sanno, invece, che Franco Ortolani che oggi tanto si spende contro gli interessi dell’Eni, in passato è stato consulente della stessa società del cane a sei zampe. Non solo.
Ortolani fu colui che, nella collaborazione che risale agli anni ‘70, insieme ad altri geologi, curò pr Agip gli approfondimenti sulla potenzialità di produzione della zona di Appennino che va dal Matese a Monte Alpi, aprendo di fatto la strada per l’interesse alla esplorazione petrolifera nella zona.
“La continuità fisica di tale piattaforma più esterna di quella campano lucana – si legge nella relazione dell’epoca – e vari altri elementi consentono di riconsiderare sotto altra angolazione il problemma della ricerca di idrocarburi (..).
A nostro avviso – prosegue la relazioni – alla luce di queste considerazioni, che dovrebbero essere valutate le possibilità petrolifere».
LA REPLICA INVIATA DAL PROFESSORE ORTOLANI:
Il professore spiega: «Il Quotidiano fa riferimento al contenuto di una mia pubblicazione scientifica autonoma pubblicatasulla più prestigiosa rivista scientifica, la Società Geologica Italiana, riprendendo frasi scritte da me in conclusione di una ricercaeffettuata all’inizio degli anni 70, quando ero un borsista, consistente nella reinterpretazione di dati stratigrafici(donati all’Istituto di Geologia da una compagnia, la EAV) integraticon i dati geologici originali di superficie acquisiti con ricerche autonome.In conclusione, solo le ultime frasi rispecchiano quanto da me scrittoall’inizio degli anni 70, autonomamente e senza alcun incarico avutoda Agip».
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