X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

CORIGLIANO CALABRO (CS) – «Lo Stato, che si sta prendendo cura dell’assassino di mia figlia, ha mai mandato qualcuno nella mia famiglia per informarsi sul nostro stato di salute anche mentale o si è mai chiesto se dormiamo o nel cuore della notte ci svegliamo a piangere? Finora non lo ha mai fatto e noi siamo rimasti soli». Lo afferma Mario Luzzi, il padre della sedicenne Fabiana uccisa e bruciata a Corigliano Calabro. Solo pochi giorni fa, nel corso dell’udienza del processo, c’erano stati momenti di tensione tra il giovane e i familiari di Fabiana (LEGGI L’ARTICOLO).
«Per lo Stato mia figlia – aggiunge – vale zero e noi siamo le vittime eterne di questa tragedia». Mario Luzzi afferma: «Credo si sia persa di vista la gravità dell’orrendo omicidio che questo essere ha compiuto a danno di Fabiana, di tutta la sua famiglia e di un’intera comunità. Mentre l’Italia grida il forte dolore per la perdita di una bambina, la legge cerca di condannare una persona a pochi anni per l’orrendo delitto che ha commesso».
«A mio dire, invece, credo – prosegue – che si dovrebbe condannare il delitto, l’azione criminale e tutto ciò che ne deriva da questo atto orrendo, a venti ergastoli e non tanto tener conto dell’età di un assassino, con tutte le attenuanti che ne derivano, altrimenti lo Stato sta dando ai minorenni la licenza di uccidere, tanto rimarranno impuniti perchè al massimo dopo dieci anni possono rifarsi una vita, mentre Fabiana tra dieci anni avrebbe avuto 26 anni, età in cui aveva tutti i diritti di avere e godersi la sacralità della vita che gratuitamente tutti gli esseri umani ricevono dal Creatore. L’assassino sta ricevendo tutte le attenzioni del caso, visite mediche, strutture sanitarie, e per finire il trasferimento a breve in una comunità della Liguria per il recupero, ma mia figlia chi me la recupera da sotto terra».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE