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POLICORO – “L’Uomo che sussurrava ai giornali”. E’ questo, parafrasando il titolo del film di Robert Redfort, l’incipit che Julie Salerno dà a una durissima lettera di risposta al padre Mario, vittima del caso passato alle cronache come “amanti diabolici”. La sentenza di primo grado ha condannato a 10 anni di reclusione l’ex moglie e madre di Julie, Mirella D’Alessandro, e il suo amante, Michele Sellitri, che nel 2004 ha cercato di investire Salerno con la sua auto. Ieri la vittima ha rivolto un appello alla figlia sulle colonne del Quotidiano, chiedendole di riprendere un rapporto interrotto dieci anni fa, ma la risposta della ragazza è durissima.

«Da aspettare non c’è proprio nulla -scrive Julie nella lettera inviata al Quotidiano- Io ti disconosco come padre! Tu pensi che questa sia la soluzione per tornare a casa? Mai ritornerò! La decisione di stare da mia madre l’ho presa io. Non dimentico, quando per gelosia e cattiveria, mi hai reso la vita impossibile. Quando io sono ritornata da mia madre mi hai addirittura insultata pesantemente, mi hai sempre messo di fronte a una scelta drastica, o tu o lei.

Quando mi sono ravvicinata a lei mi hai turbata psicologicamente, portandomi in caserma dai carabinieri per farmi persuadere e diffidare dal tornare da mia madre. Mi hai sbattuta fuori di casa, perché non accettavi che io volessi stare insieme a lei; mi hai scritto una lettera per me che in realtà era indirizzata con minacce dirette a mia madre che ancora conservo. Non sarà un giudice a decidere chi devo amare -prosegue durissima Julie- né sarà un articolo scritto da uno pseudo-padre in cerca di notorietà, che mi farà cambiare idea. Io non sono come te, non fingo per accattivarmi il benestare delle persone. Tu hai vinto adesso solo una battaglia in questa guerra giudiziaria; se ci sarà una responsabilità, certamente, non sarai tu a decidere ma, sarà l’ultimo grado di giustizia. Ci sono stati tanti casi di colpevolezza iniziali che si sono completamente ribaltati.

A quali bugie, dette da mia madre ti riferisci? -chiede provocatoriamente- Le menzogne me le hai dette tu! Ho deciso di scrivere questa lettera, per farti capire che non sono una bambola da muovere o utilizzare a tuo piacimento, né tantomeno lo sono le altre persone. Dovresti avere solo il buon senso di stare zitto e non parlare.

Non sai più cosa inventarti nei tuoi articoli di giornale. I problemi familiari non si pubblicizzano, si affrontano in altro modo; tu fai tutto questo perché pensi di mettere in cattiva luce e in difficoltà la vita e il lavoro di mia madre, ma ti sbagli perché le persone intelligenti capiscono il tuo comportamento; e se non fosse così non mi avresti mai chiamato in causa. Non sei stato tu ad andare sino in fondo, né avresti potuto fermare la macchina giudiziaria una volta avviata; ancora una volta il tuo smisurato egocentrismo ti spinge a pensare che le cose sei tu a determinarle e manovrarle; non è così tu puoi solo sussurrarle. Concentrati sulla tua nuova famiglia e lascia in pace le persone. -conclude durissima Julie- Hai avuto la tua notorietà e adesso non ci devi più nominare e ripeto per me tu non esisti».

provinciamt@luedi.it

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