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250 EURO per un po’ di mesi per scegliere di non abortire rivolgendosi ai centri per la vita che esistono sul territorio lucano. Da un governo regionale totalmente maschile non mi meraviglio che sia questa l’unica proposta di genere arrivata finora.
Sarà stato mosso anche da buone intenzioni il proponente della legge che frettolosamente potremmo definire ideologica. Lo è, certo. Ma il dato più preoccupante è che essa dimostra una totale inconsapevolezza della condizione femminile, delle nostre semilibertà e delle nostre autonomie.
Se facessimo un’indagine tra le donne che decidono di abortire in Basilicata (ma non è possibile perchè qui è precluso l’esercizio di una legge dello Stato che è la 194) si scoprirebbe, sono certa, che, come nel resto d’Italia, sono quasi sempre donne occupate, che cioè lavorano. Rinunciare a un figlio non è mai stata una questione di soldi.
Forse dovremmo preoccuparci di fare corsi di educazione sessuale nelle scuole per alunni e genitori, come bene ha deciso una dirigente scolastica di 60 anni di Potenza, Pina Arlotto. Iniziando a parlare con le nostre figlie e i nostri figli, liberandoli dal senso del peccato e della colpa.
Forse dovremmo preoccuparci di garantire flessibilità a quelle donne che lavorano nelle fasce di lavoro subordinato e hanno figli che hanno superato l’anno protetto dalla legge. Penso a una mia amica che fa i turni di notte alla Sata.
Forse dovremmo preoccuparci di defiscalizzare le spese per le baby sitter e creare asili aziendali, come ha fatto Pasquale Carrano nella sua azienda.
Forse dovremmo chiedere di avere più scuole a tempo pieno, come in tutta l’Europa. A Potenza ce n’è una sola e viene considerata un parcheggio.
Forse dovremmo chiedere una conciliazione dei tempi della città con i tempi della famiglia (e dico della famiglia, non delle donne) offrendo servizi pre e post scuola che non siano a pagamento.
Forse dovremmo chiedere ai pediatri di non farci pagare 30 euro a certificato medico per avviare i nostri ragazzi allo sport.
Forse dovremmo chiedere di avere trasporti urbani razionali mappati su orari compatibili con le necessità degli studenti.
Forse dovremmo iniziare a considerare i figli dei futuri cittadini orientando le politiche alle future generazioni e non alle future elezioni.
Forse, e soprattutto, dovremmo considerare la maternità una scelta e non una vocazione emancipando la cultura sociale, educando i figli maschi alla condivisione delle responsabilità familiari.
Ma la cosa più importante è capire che nessuna donna sceglie di abortire con felicità, a qualunque età e a qualunque classe sociale appartenga. Non è il predicozzo di chi ti deve salvare dall’inferno che libera le donne dal panico. L’aborto è paura, è paura di rimanere sole.
Va sorretta la vita delle donne perchè esse scelgano di dare vita. E va salvaguardata la loro libertà perchè decidano quando è il momento e quando no di incamminarsi su una strada strepitosa, unica, che può trasformarsi anche in disperazione, depressione e morte.
Questo governo regionale che ha la pretesa di essere così orgogliosamente europeo, può dare uno sguardo alle pratiche dei paesi civili e laici? Franconi dove sei? Tuchevolevi togliere il crocifisso dal tuo ufficio rivendicando la tutela della libertà di religione, puoi spendere una parola a difesa dei diritti di libertà delle donne? Ieri sera una voce, quella del presidente Pittella. Meno male. Donne e uomini che sapete bene che un gesto d’amore non si può comprare ma ha bisogno di gemmare in contesti non punitivi, di accoglienza, di cultura e di servizi, di consapevolezza e non di pentimenti, “fatevi sotto –come invocava Camus– perchè la battaglia in corso vi riguarda, eccome”.
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