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REGGIO CALABRIA – Cinque anni: è la pena che rischia il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, coinvolto insieme ai tre ex revisori dei conti del Comune di Reggio Calabria, Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero De Medici, nel processo su quello che è stato ribattezzato “Caso Fallara”, dal nome della dirigente del Settore Finanze di Palazzo San Giorgio, morta suicida alla fine del 2010 a causa dell’ingestione di acido muriatico. Ma alla richiesta di pena si aggiunge anche l’interdizione dai pubblici uffici. Nei confronti dei quattro ex revisori è stata chiesta una condanna a 4 anni.
Le accuse formulate per l’ex sindaco ed attuale governatore e gli altri 3 imputati vanno dal falso all’abuso d’ufficio. Al termine della sua requisitoria pronunciata stamattina nell’aula del tribunale reggino (LEGGI LA REQUISITORIA), davanti alla corte presieduta da Olga Tarzia, il pm Sara Ombra ha affermato che «tutto quello che ha detto Scopelliti in questo processo è falso, lui sapeva quello che stava accadendo ed era consapevole del disastro del buco in bilancio».
Da qui le richieste di condanna a cinque anni e l’interdizione dai pubblici uffici. Ora si attendono le requisitorie delle difese, poi la sentenza, che chiuderà un lungo dibattimento durante il quale sono stati scandagliati gli anni del “Modello Reggio”.
Dall’analisi dei testimoni è emersa una serie di comportamenti assolutamente anomali da parte di Orsola Fallara, che si sarebbe autoliquidata somme milionarie per le difese dell’Ente davanti alla Commissione Tributaria. Il procedimento si celebra anche per dimostrare se Scopelliti – nella sua qualità di primo cittadino di Reggio Calabria e di persona cui la Fallara era molto vicina – fosse a conoscenza dell’allegra gestione delle casse comunali.
SCOPELLITI: «MANCANO PROVE» – «La giustizia si fonda sul fatto che deve provare che io sapevo e non che non potevo non sapere». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti commentando la richiesta di condanna avanzata dal pm nella sua qualità di ex sindaco di Reggio. «Perchè così – ha proseguito – è una valutazione un po’ politica, perchè bisogna provare in che modo fossi a conoscenza di quello che mi viene contestato. Mi pare – ha sostenuto ancora Scopelliti – che ad oggi tutto si fondi solo sul fatto che io non potevo non sapere. Se poi c’è qualcuno che è in grado di provare tutto ciò, perchè la giustizia è questo, basandosi su certezze, allora cambia il discorso».
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