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L’ALTRA faccia della crisi, quella del lavoro perso, della paura del futuro ha il volto di un potentino  di 28 anni, Fausto Genovese, che da venerdì notte, dopo essersi dato fuoco in preda alla disperazione, è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di “Terapia intensiva grandi ustionati” dell’ospedale Cardarelli di Napoli. Ha riportato ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. 
Ora la sua vita è appesa a un filo. Un filo sottilissimo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Così come si è spezzata una parte della sua vita quando il titolare dell’azienda meccanica – uno stabilimento dell’area industriale di Baragiano –  per cui il giovane  lavorava ha, cinque mesi fa, dovuto chiudere i battenti. La crisi ha colpito anche lui. Calo delle commesse e fornitori da pagare. Unica soluzione: chiudere e inviare ai dipendenti le lettere di licenziamento. 
Lettera recapitata anche a Fausto.
Il ventottenne in un primo momento ha reagito e ha deciso comunque di rimboccarsi le maniche. Unica soluzione mettersi a lavorare nella piccola azienda agricola di famiglia.  Un appezzamento di terreno, qualche animale, in località Matina di Vaglio, alle porte del capoluogo. E a Potenza il ragazzo viveva ancora con i genitori.  Fausto però si sarebbe dovuto sposare a breve con la ragazza con cui stava da anni e con cui aveva intenzione di costruirsi una vita. 
Ennesima doccia fredda: anche quel terreno non rende più come un tempo. Niente soldi. E quel futuro, anche di coppia, in un attimo sembra svanire. Con la crisi difficile credere di potere trovare un altro lavoro.
Nessuna prospettiva a cui potersi aggrappare. E così venerdì, magari dopo avere risistemato gli attrezzi da lavoro, dopo aver rimurginato per ore e ore Fausto Genovese ha fatto i conti con il presente e con un futuro che, probabilmente, non ce la faceva più neanche a immaginare.Il buio della notte è calato su di lui. Le tenebre lo hanno avvolto e così ha preso quella che deve essergli sembrata l’unica decisione per venire fuori dall’incubo in cui era piombato. Ha preso del liquido infiammabile, forse del gasolio utilizzato per rifornire il serbatoio di un mezzo agricolo. E poi se l’è buttato addosso dandosi poi fuoco.
Le fiamme lo hanno avvolto. Poi il richiamo della vita ha avuto il sopravvento e allora Fausto Genovese ha  pensato che un futuro in qualche modo ci sarebbe comunque stato. E a quell’idea si è aggrappato, nonostante il fuoco continuasse ad avvolgerlo. Ha visto la vasca che serviva a raccogliere acqua piovana e ci si è buttato. Le fiamme si sono spente. Nel buio e con il corpo comunque divorato dal fuoco, facendosi forza il ventottenne ha preso il cellulare e ha telefonato. E’ da poco passata l’una di notte, quando la chiamata arriva ai carabinieri. Un filo di voce e la richiesta di aiuto. Poi la linea è caduta. Gli uomini dell’Arma della compagnia provano a ricontattarlo. Il telefono però squilla a vuoto. Nel frattempo, però, i soccorsi sono già partiti in direzione contrada Matina. Oltre ai carabinieri, che hanno trovato dei biglietti , uno indirizzato alla famiglia e l’altro  alla fidanzata – “Mi dispiace di non poterti dare quello che avevamo sognato” – sarebbe questo il senso delle parole indirizzate dal giovane alla propria ragazza –  anche  sanitari del “Basilicata soccorso” che  si sono accorti immediatamente della drammaticità della situazione.  Il 90 per cento del corpo è stato colpito dalle fiamme. Ustioni terribili. Trasportato al San Carlo i medici del pronto soccorso hanno subito contattato i colleghi del “Cardarelli” di Napoli dove Fausto è stato trasferito e ricoverato nel reparto “Grandi ustionati”.  La sua vita è appesa a un filo.
Alessia Giammaria
a.giammaria@luedi.it

L’ALTRA faccia della crisi, quella del lavoro perso, della paura del futuro ha il volto di un potentino  di 28 anni, Fausto Genovese, che da venerdì notte, dopo essersi dato fuoco in preda alla disperazione, è ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di “Terapia intensiva grandi ustionati” dell’ospedale Cardarelli di Napoli. 

 

Ha riportato ustioni di terzo grado sul 90 per cento del corpo. Ora la sua vita è appesa a un filo. Un filo sottilissimo che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro. Così come si è spezzata una parte della sua vita quando il titolare dell’azienda meccanica – uno stabilimento dell’area industriale di Baragiano –  per cui il giovane  lavorava ha, cinque mesi fa, dovuto chiudere i battenti. La crisi ha colpito anche lui. 

Calo delle commesse e fornitori da pagare. Unica soluzione: chiudere e inviare ai dipendenti le lettere di licenziamento. Lettera recapitata anche a Fausto.Il ventottenne in un primo momento ha reagito e ha deciso comunque di rimboccarsi le maniche. 

Unica soluzione mettersi a lavorare nella piccola azienda agricola di famiglia.  Un appezzamento di terreno, qualche animale, in località Matina di Vaglio, alle porte del capoluogo. 

E a Potenza il ragazzo viveva ancora con i genitori.  Fausto però si sarebbe dovuto sposare a breve con la ragazza con cui stava da anni e con cui aveva intenzione di costruirsi una vita. 

Ennesima doccia fredda: anche quel terreno non rende più come un tempo. Niente soldi. E quel futuro, anche di coppia, in un attimo sembra svanire. Con la crisi difficile credere di potere trovare un altro lavoro.Nessuna prospettiva a cui potersi aggrappare. 

E così venerdì, magari dopo avere risistemato gli attrezzi da lavoro, dopo aver rimurginato per ore e ore Fausto Genovese ha fatto i conti con il presente e con un futuro che, probabilmente, non ce la faceva più neanche a immaginare.Il buio della notte è calato su di lui. Le tenebre lo hanno avvolto e così ha preso quella che deve essergli sembrata l’unica decisione per venire fuori dall’incubo in cui era piombato. Ha preso del liquido infiammabile, forse del gasolio utilizzato per rifornire il serbatoio di un mezzo agricolo. 

E poi se l’è buttato addosso dandosi poi fuoco.Le fiamme lo hanno avvolto. Poi il richiamo della vita ha avuto il sopravvento e allora Fausto Genovese ha  pensato che un futuro in qualche modo ci sarebbe comunque stato. 

E a quell’idea si è aggrappato, nonostante il fuoco continuasse ad avvolgerlo. Ha visto la vasca che serviva a raccogliere acqua piovana e ci si è buttato. Le fiamme si sono spente. Nel buio e con il corpo comunque divorato dal fuoco, facendosi forza il ventottenne ha preso il cellulare e ha telefonato. 

E’ da poco passata l’una di notte, quando la chiamata arriva ai carabinieri. Un filo di voce e la richiesta di aiuto. Poi la linea è caduta. Gli uomini dell’Arma della compagnia provano a ricontattarlo. Il telefono però squilla a vuoto. Nel frattempo, però, i soccorsi sono già partiti in direzione contrada Matina. 

Oltre ai carabinieri, che hanno trovato dei biglietti , uno indirizzato alla famiglia e l’altro  alla fidanzata – “Mi dispiace di non poterti dare quello che avevamo sognato” – sarebbe questo il senso delle parole indirizzate dal giovane alla propria ragazza –  anche  sanitari del “Basilicata soccorso” che  si sono accorti immediatamente della drammaticità della situazione. 

Il 90 per cento del corpo è stato colpito dalle fiamme. Ustioni terribili. Trasportato al San Carlo i medici del pronto soccorso hanno subito contattato i colleghi del “Cardarelli” di Napoli dove Fausto è stato trasferito e ricoverato nel reparto “Grandi ustionati”.  La sua vita è appesa a un filo.

 

a.giammaria@luedi.it

 

 

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