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REGGIO CALABRIA – Due omicidi, entrambi clamorosi, hanno segnato la vita di Pasquale Inzitari, il politico-imprenditore legato alla ‘ndrangheta a cui la Dia, questa mattina, ha confiscato un patrimonio di 60 milioni di euro. Per chi sceglie la via della contiguità con la criminalità organizzata la morte violenta di un congiunto o di un parente è da mettere nel conto. Ma, per modalità e circostanze, le tragedie che hanno colpito la famiglia di Inzitari impressionarono l’Italia intera.
La sera del 6 dicembre 2009 il figlio appena diciottenne di Inzitari fu crivellato da colpi d’arma da fuoco davanti all’ingresso di una pizzeria di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. La barbara esecuzione di Francesco Maria Inzitari fu una chiara vendetta di stampo mafioso nei confronti del padre. Lo stesso ragazzo, quando ancora era minorenne, era stato ferito da una coltellata in paese, anche in quel caso gli investigatori l’avevano letta come una vendetta nei confronti del padre, poi arrestato e condannato dal gup di Reggio Calabria a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, poi ridotta a 3 anni e 4 mesi dalla corte d’appello.
Tanto era stata brillante l’ascesa politica di Inzitari, vice sindaco e assessore comunale di Rizziconi, consigliere provinciale, senatore mancato per poco, quanto costellata da fatti di sangue la sua caduta. Poco più di un anno prima dell’esecuzione del figlio diciottenne, il cognato, Nino Princi, l’uomo che secondo gli inquirenti investiva in attività legali i proventi illeciti del clan Rugolo, morì nel maggio 2008 in seguito alle tremende ferite riportate nell’esplosione della bomba piazzata sotto la sua automobile, a Gioia Tauro. Fu un’azione volutamente clamorosa, pianificata ed eseguita dalla ‘ndrangheta per sottolineare la sua potenza di fuoco. Nel 2010 la famiglia Inzitari ha dato vita a una fondazione intitolata alla memoria di Francesco Maria, un’ organizzazione non lucrativa di utilità sociale.
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