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REGGIO CALABRIA – La decisione del Tar del Lazio era stata divulgata in pompa magna alle agenzie di stampa: “Alberto Cisterna deve essere nominato procuratore di Ancona entro 60 giorni”. Era il maggio 2013, quando il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, cui si era appellato l’ex numero due della Dna, aveva accolto il ricorso del magistrato, che contestava la nomina a capo della Procura di Ancona di Elisabetta Melotti, che aveva formulato la domanda da sostituto procuratore di Bologna e ottenuto l’incarico dal Consiglio Superiore della Magistratura. Nel maggio 2013, dunque, le porte della Procura di Ancona sembravano ormai spalancate per il magistrato reggino, che avrebbe raggiunto il conterraneo Enzo Macrì, attuale procuratore generale nella città marchigiana. Due giorni fa, però, la doccia fredda. Il Consiglio Superiore della Magistratura, investito nuovamente del caso dopo la pronuncia del Tar del Lazio, ha esaminato nuovamente i requisiti e ha confermato la decisione già presa diversi mesi fa: Elisabetta Melotti è il procuratore capo di Ancona. Il fascicolo di Cisterna – secondo quanto si apprende – non sarebbe neanche arrivato al Plenum del Csm, l’organo finale preposto proprio alla ratifica delle decisioni. Una decisione – quella presa dal Csm nella seduta plenaria antimeridiana del 18 settembre – che giunge dunque al termine di una lunga querelle, che costerà a Cisterna due “sconfitte” nel confronto diretto con Elisabetta Melotti. La prima decisione, infatti, si inquadra in uno dei periodi più difficili per l’ex vice di Piero Grasso: i mesi in cui la Dda di Reggio Calabria lo indagherà per corruzione in atti giudiziari, sulla scorta delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, scomparso e latitante da oltre tre mesi ormai. Le accuse del “Nano” parlavano di un rapporto confidenziale tra il magistrato e il fratello Luciano, considerato l’anima imprenditoriale del clan. Indagini, quelle condotte dal sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria, Beatrice Ronchi, che costeranno a Cisterna il trasferimento dalla Procura Nazionale Antimafia al Tribunale di Tivoli, dove il magistrato verrà relegato al ruolo di giudice civile. Prima ancora che Lo Giudice scomparisse ritrattando tutte le accuse (anche quelle nei confronti di Cisterna) in due corposi memoriali, l’indagine dei magistrati reggini era sfociata in una richiesta di archiviazione – accolta dal Gip Barbara Bennato – nei confronti di Cisterna. Gli accertamenti della Dda reggina, però, incideranno sulla carriera di Cisterna. In seguito all’inchiesta, il Csm avvierà un procedimento disciplinare, conclusosi nel maggio 2012 con il trasferimento del magistrato reggino al Tribunale di Tivoli. Nel frattempo però, il Tar deciderà che Cisterna debba andare ad Ancona invece di Elisabetta Melotti. Decisione, questa, non ritenuta valida dal Csm, che, con una nuova delibera, confermerà la sua preferenza per l’ex pm di Bologna alla procura marchigiana. Poi il nuovo ricorso vincente di Cisterna, che nel frattempo, però, finirà a giudizio per calunnia nei confronti dell’ex vicecapo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, Luigi Silipo, e indagato per falso riguardo alle lezioni tenute all’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Gli atti relativi al posto di procuratore di Ancona, comunque, torneranno nuovamente al Consiglio Superiore della Magistratura che procederà alla nuova nomina per Elisabetta Melotti. Fine della storia?
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