Quattro nomi finiti nel calderone giudiziario a causa di una serie di intercettazioni telefoniche e ambientali, che, andate avanti per oltre un anno, avevano indotto il magistrato a verificare anche la loro posizione rispetto a quei presunti illeciti che, secondo un’imponente ricostruzione accustaoria, avrebbero trasformato la discarica di Alli in una “miniera d’oro” a favore di chi si era succeduto nella gestione della stessa. Tuttavia, messi in moto tutti gli accertamenti, con l’ausilio del Noe e della Guardia di finanza, il magistrato stesso, nel tirare le somme, aveva concluso per l’insussistenza delle ipotesi originariamente formulate, non essendo emerso alcun elemento di riscontro a loro carico. E il gip gli ha dato ragione, accogliendo la richiesta di archiviazione e permettendo ai quiattrp indagati di uscire in denni dalla vicenda giudiziaria specifica. Che, come già detto, si divideva in due diversi filoni, entrambi ormai chiusi.
LA TURBATIVA D’ASTA A CATANZARO. L’imprenditore piovra, il consulente “infedele” e la gara “truccata”. Tutto era iniziato proprio da lì, da quell’intercettazione telefonica a carico di Stefano Gavioli (amministratore delegato Enerambiente-Enertech) e Vittorio Todaro (ex consulente presso il Comune di Catanzaro e membro del Cda dell’“Ambiente e servizi”), effettuata dalla Procura di Napoli e trasmessa per competenza a Catanzaro. Intercettazione che, dopo aver costituito l’incipit dell’inchiesta sfociata nello scandalo della discarica di Alli, con arresti eccellenti e sequestri milionari di beni, non ha poi trovato i riscontri proprio alle ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta formulate a carico dei due protagonisti del colloquio intercettato nel 2010 dai magistrati partenopei che, senza perdere tempo, avevano segnalato ai colleghi di Catanzaro alcune «irregolarità riscontrate in relazione al servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti solido urbani e commesse in territorio catanzarese». Il tutto, facendo leva su un colloquio del 13 dicembre 2010 nel corso del quale Todaro comunicava a Gavioli che «erano divenuti soci» e che «è stato facile profeta, in quanto il De Vincenti non si era fatto vedere». Subito il Gavioli rispondeva che «sono fuochi di paglia. Si bruciano da soli». Neanche un mese e il pm Carlo Villani dà mandato agli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Catanzaro di svolgere «ogni attività di indagine volta a individuare la gara d’appalto cui gli indagati avevano fatto riferimento, con Todaro che, a distanza di appena dieci minuti dallo scadere del termine per la presentazione delle offerte, informava il Gavioli, consigliere di amministrazione e presidente del Cda della “Enerambiente” spa, che non erano state presentate altre offerte e che quindi “erano soci”, anche se la valutazione della sua offerta da parte della competente commissione e l’aggiudicazione della gara non erano ancora intervenute». Quindi, l’apertura del fascicolo sulla gara sospetta e le modalità di gestione del servizio di raccolta differenziata ed indifferenziata di rifiuti solidi urbani del comune di Catanzaro e la decisione finale di mandare tutto in archivio, in quanto «le ulteriori attività di intercettazione telefonica sulle utenze in uso agli indagati non hanno offerto alcuna conferma all’iniziale assunto accusatorio, nè la “Enerambiente spa”, dopo aver effettivamente vinto la gara in questione (in quanto unica partecipante alla stessa), non aveva poi dato corso all’acquisizione della partecipazione nella società partecipata dal Comune di Catanzaro”. Insomma, è proprio qui il caso di dire un vero e proprio “fuoco di paglia”.
LA STRANA STORIA DEL MOBILIERE SABATO. Per quel che riguarda il secondo capitolo dell’inchiesta, anche qui al centro della scena troviamo dei colloqui intervenuti, prima via cavo e poi a bordo di un’Audi 6 di proprietà del Gavioli, tra quest’ultimo e due suoi soci, nel corso dei quali si faceva riferimento al “problema” del venditore Sabato, un anziano commerciante che, per ben tre volte era andato a trovare il funzionario Simone Lo Piccolo in ufficio, per chiedergli aiuto a rientrare in quel credito di 5000 euro vantato nei confronti della società Enerambiente-Enertech, per la fornitura di alcuni mobili. E lui, il responsabile dell’area “economico-finanziaria” dell’Ufficio del “Commissario delegato per il superamento della situazione di emergenza nel settore dei rifiuti urbani nel territorio della Regione Calabria”, aveva deciso di aiutarlo, decidendo di subordinare l’emissione di alcuni mandati di pagamento alla società che gestiva la discarica di Alli al previo pagamento delle forniture in questione a favore dello sconosciuto mobiliere. Tale versione, tuttavia, non aveva affatto convinto il magistrato che, avallato in seguito dal gip che emise il provvedimento restrittivo che portò agli arresti decine di persone, aveva messo funzionario e mobiliere sotto accusa per concussione ai danni della “Enerambiente/Enertech”, ritenendo anche il credito reclamato da Sabato e sponsorizzato da Lo Piccolo non congruo rispetto al valore effettivo dei beni; salvo, poi, ricredersi e chiedere l’archiviazione per entrambi gli indagati, nei cui confronti non sarebbero emersi, ad indagini concluse, «elementi idonei a sostenere utilmente l’accusa in giudizio». Dunque, la storia finisce qui.