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NON c’è stato il tempo per ascoltare oggi Carlo Cosco, l’ex compagno di Lea Garofalo, che martedì scorso rilasciando dichiarazioni spontanee confesso di aver ucciso la testimone di giustizia: «Mi assumo la responsabilità dell’omicidio, merito l’odio di mia figlia». Il suo avvocato ha annunciato che l’uomo è pronto «a dire tutta la verità sul delitto», chiarendo anche il ruolo delle persone che, con lui, sono sotto processo in Appello a Milano, dopo la condanna rimediata in primo grado.
Ma oggi in aula si è proceduto con l’interrogatorio dell’altra persona che ha deciso di vuotare il sacco, consentendo tra l’altro di trovare i resti del corpo che si pensa possa essere appartenuto a Lea. Carmine Venturino, il 22enne ex fidanzato di Denise, la figlia di Lea e Carlo Cosco, è entrato nei dettagli, persino nel racconto delle ossa spezzate a colpi di pala, mentre il corpo bruciava lentamente e «la parte del bacino» non prendeva fuoco, come invece faceva «la testa che non c’era quasi più». In mattinata il ragazzo ha avuto un malore che ha costretto ad aggiornare l’udienza al primo pomeriggio.
«Per me oggi è un giorno difficile – ha esordito Venturino – perchè dovrò di nuovo accusare e accusarmi di aver ucciso la mamma di Denise che occupa il primo posto nel mio cuore, Denise è il mio angelo». Alla ragazza si era rivolto anche il padre martedì: «Io adoro mia figlia, merito il suo odio perchè ho ucciso sua madre. Guai a chi sfiora mia figlia, prego di ottenere un giorno il suo perdono».
Eppure oggi Venturino ha raccontato che Carlo Cosco, dopo avere ucciso Lea Garofalo, avrebbe avuto anche l’intenzione di ammazzare la loro figlia, Denise, perchè dopo l’omicidio la ragazza stava parlando con gli investigatori e aveva manifestato sospetti su di lui per la scomparsa della madre. Venturino ha raccontato che Cosco avrebbe detto: «Se sono vere queste dichiarazioni che sta facendo, fate quello che dovete fare». Per il giovane, Denise ha sempre saputo che l’omicida era suo padre.
Non sapeva, invece, quanto crudele fosse stato il delitto. Secondo Venturino, Cosco avrebbe commentato l’omicidio dicendo: «La bastarda se n’è accorta».
Ecco quello che dice di avere vistoVenturino quando entrò nella stanza dove si trovava il corpo di Lea: «Abbiamo acceso la luce. Il corpo era disteso per terra nel salotto. Era a faccia in giù, in una pozza di sangue. Il viso aveva grossi lividi. Era stata strangolata, intorno al collo aveva ancora una corda verde, che io riconobbi come quella che era a casa mia e che serviva a chiudere le tende. Le era entrata nella carne e lei aveva molti colpi in faccia, una parte della faccia era schiacciata».
Poi Venturino partecipò all’occultamento del cadavere: «Mentre il corpo bruciava spaccavamo le ossa» per farlo bruciare prima e per non farlo vedere all’esterno perchè sporgeva dal fusto di metallo in cui era stato messo. Avvenne nello spiazzo di un magazzino a San Fruttuoso, vicino a Monza. «Abbiamo preso un grosso fusto di metallo, di quelli alti dove si tiene il petrolio. Abbiamo messo il cadavere dentro spingendo il corpo in modo che non uscisse fuori, a testa in giù, dal bordo si intravedevano le scarpe», ricorda il pentito. «Abbiamo versato benzina e dato fuoco. A un certo punto Rosario Curcio mi ha detto che forse non bruciava perchè non c’era abbastanza aria dentro, e allora con un piccone ho fatto dei buchi al fusto. Anche dopo però il cadavere si consumava lentamente». Venturino va via, torna e vede il corpo fuori dal bidone. «Curcio lo aveva messo su dei bancali di legno che bruciavano col corpo. La testa praticamente non c’era più, erano rimasti le cosce e il busto». «C’erano frammenti di ossa, con una pala li abbiamo messi insieme ai pezzi di legno, nel fusto, con altra benzina che avevo portato. Alla fine il corpo era carbonizzato, anche se si continuava a vedere una parte del bacino che non bruciava e allora abbiamo fatto un altro fusto».
Macabri particolari della fine di Lea che hanno risuonato nell’aula delle udienze a Milano. Le dichiarazioni di Carlo Cosco, a questo punto, slittano, forse alla giornata di venerdì.
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