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POTENZA – Per chi da anni è oramai avvezzo a raccontare “retroscena” e offrire ai lettori delle chiavi di lettura per le vicende della politica nostrana quello che sta accadendo in queste settimane è il solo frutto di una complicata questione tutta politica. Politica.
C’è una giunta che è arrivata al capolinea e un’altra che va composta. A complicare il quadro ci sono vicende nazionali, ambizioni (legittime) personali e una scomposizione del quadro politico regionale che non offre le stesse certezze di un anno fa. In tutto questo la crisi economica e sociale che non risparmia di certo la Basilicata e i risultati delle elezioni politiche – che hanno mostrato come un’altra politica (troppo facile licenziare il tutto con un sentimento generalistico di anti – politica) è possibile e può essere vincente anche in Basilicata – hanno reso più scivoloso il campo.
Tutto qui. Niente “gossip”, nessuna trama oscura. Chi vuole vederci “complotti” o regie schizzofreniche è libero di farlo. Ma ormai sono più le voci incontrollate che le notizie reali. Tipo ieri pomeriggio. E’ bastato qualche dirigente di partito dalle parti di via Verrastro che subito è partito il passa parola. Tutti sicuri: a breve sarà ufficializzata la nuova squadra di assessori regionali. Una questione di minuti, veniva assicurato. Tranne poi che a non saperne nulla erano proprio i protagonisti. La riunione alla Regione c’è stata. Ma si è parlato di questioni economiche e di bilancio più che di politica.
La sensazione di chi scrive è che ci voglia ancora tempo. Perchè ormai non è più una questione di questo o quel nome. Certo la sorpresa è sempre possibile. Ma le indicazioni fanno prevedere prima altri passaggi propedeutici alla presentazione del nuovo esecutivo regionale che deve avviarsi a completare la legislatura. Lo ha detto il governatore De Filippo in una intervista televisiva. Approssimativamente il concetto è stato questo: servono programmi e scelte più che nomi.
Ancora più chiaro, se possibile, è stato il presidente del Consiglio regionale Vicenzo Santochirico che sicuramente non parlava solo a titolo personale: è espressione di un partito. Il presidente dell’assemblea regionale sabato scorso è stato meno cauto di De Filippo e ha chiarito che prima di comporre la nuova giunta è necessario capire chi fa parte della maggioranza di centrosinistra e individuare i punti programmatici per il rilancio dell’azione di governo regionale. Due passaggi – a meno che Santochirico stesso non venga smentito dai fatti – che hanno bisogno dei passaggi consiliari. Se così fosse non sarebbe possibile immaginare una nuova giunta prima di un paio di settimane almeno.
Oltretutto che De Filippo possa voler consumare un passaggio in aula per presentare una mini piattaforma programmatica per chiedere ai consiglieri una sorta di voto di fiducia ad andare avanti è più di una semplice suggestione.
Del resto in Consiglio regionale il voto della maggioranza non è più “blindato” come prima. Gli assetti si sono modificati. La dimostrazione più palese è stata la votazione per la designazione dei tre grandi elettori lucani che andranno a votare per il nuovo Presidente della Repubblica. Il presidente della giunta ha ottenuto 16 voti: giusto il “minimo sindacale”. Santochirico che pure è del Pd addirittura si è fermato a 14. Numero di voti che non basterebbe per approvare una legge.
Il tema è delicato: si fa presto a dire che si vuol dare spazio agli esterni. Chi vota in Consiglio sono i consiglieri che non è un mistero preferirebbero di gran lunga una soluzione interna. Luigi Scaglione dei Popolari uniti lo ha detto chiaramente. Ma sono dello stesso parere molti di quelli che “orbitano” nella variegata galassia del centrosinistra lucano.
Senza contare che anche con la soluzione interna, non sarà facile trovare la quadratura: con la legge che ha ridotto gli assessori da 6 a 4 non tutti sarebbero “accontentati”.
Ad ogni modo per fare i conti gruppo per gruppo si rischia di perderci la testa. La certezza è che il Pd ha 10 consiglieri, 9 al momento se Folino non chiarisce la propria posizione o se non torna ogni martedì a Potenza. Poi ci sono i 3 voti dell’Udc. E loro non hanno fatto mistero di “gradire” la nomina di Franco Mollica in giunta. Lo stesso vale per quelli dell’Idv Antonio Autilio e Nicola Benedetto (anche se Benedetto alle politiche ha corso con Centro democratico) che un posto in giunta lo “sentono” quasi certo. E nella stessa situazione sono anche i due di Movimento democratico, Alessandro Singetta ed Enrico Mazzeo Ciccheti con quest’ultimo indicato come possibile assessore. Anche il Psi di Rocco Vita ha ambizioni. Meno pressante è la posizione della Sel di Giannino Romaniello. Fuori dai discorsi ci sono i due del gruppo misto, Ernesto Navazio e Vito Gaudiano che non sono “ritenuti” omogenei alla maggioranza. In più, sempre per fare i conti sugli interni, è quasi scontata la riconferma di Marcello Pittella del Pd sia nel caso di giunta esterna e sia nel caso di un esecutivo formato da tutti consiglieri.
Va da sè che sono almeno 5 gli aspiranti interni (Cicchetti, Vita, Mollica, Benedetto e Pittella) con soli 4 posti a disposizione e con qualche voto che potrebbe venire a mancare a una maggiuoranza che si potrebbe ritrovare intorno a meno di 20 voti garantiti.
Poi a fare fantapolitica non ci vuole niente. A far quadrare i conti invece, ci vuole impegno. Questo lo sa De Filippo e lo sanno i colonnelli del Pd. Nonostante non siano pochi coloro che tentano di distrarre il “manovratore”.
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