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POTENZA – “Federatore dei moderati” come lo vorrebbe Berlusconi, alla ricerca di un’intesa con il Pd o ancora pronto ad un’alleanza al centro che coinvolga l’Udc e forse anche Montezemolo. Tutti scenari aperti sul futuro politico di Mario Monti, che ieri mattina è salito al Quirinale per un colloquio di circa un’ora con Giorgio Napolitano. Di certo c’è che, subito dopo l’approvazione della legge di stabilità, il professore rassegnerà le dimissioni, scrivendo la parola fine su una legislatura iniziata nel 2008 dopo la netta vittoria del Cavaliere alle politiche.
Tempo di bilanci, quindi, per deputati e senatori che chiudono così la loro esperienza parlamentare. Anche per quelli eletti nella circoscrizione Basilicata è arrivato il momento di trarre le inevitabili conclusioni di fine legislatura, in un mosaico da ricomporre fatto di risultati ottenuti e sconfitte da digerire.
Sia a destra che a sinistra, il provvedimento più apprezzato è la legge sulle liberalizzazioni e, in particolare, l’art. 16 che stabilisce che una quota delle risorse fiscali generate dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi sia usato per potenziare infrastrutture e sistemi produttivi della regione.
Lo cita il senatore Pd Filippo Bubbico, il quale sottolinea come quella norma sia stata riformulata sulla base di un suo intervento in qualità di relatore. «Ricordo anche la modifica introdotta nella legge sul federalismo fiscale durante la prima fase del governo Berlusconi – aggiunge – con cui sono state tutelate alcune prerogative importanti delle Regioni. O altre norme del dl crescita e quello sulla spending review. Tutti provvedimenti – conclude Bubbico – che hanno avuto efficacia di legge e non proposte di legge o emendamenti che poi restano nel cassetto dei sogni». Il cruccio, per il senatore democratico, è non aver potuto incidere sullo sviluppo del Mezzogiorno e sulla nascita di nuove imprese. «Purtroppo è stata confermata la mia preoccupazione che le risorse comunitarie allestite da Prodi per il 2007-2013 potessero essere dissipate – conclude – Per quanto riguarda il Sud, il governo Berlusconi non ha voluto e quello Monti non ha potuto agire in questa direzione che è centrale per far ripartire il Paese».
Dell’art. 16 della legge sulle liberalizzazioni parla anche il deputato Pdl, Vincenzo Taddei, secondo cui «si tratta di un provvedimento importante che permetterà, nei prossimi anni, di investire 4/5 miliardi per lo sviluppo della Basilicata». Rimanendo in tema di energia, il deputato Pdl ricorda l’impegno per la “card idrocarburi”. «Un impegno preso con i lucani – aggiunge – che siamo riusciti a portare a termine». Mentre il rammarico è non essere riusciti, alla Camera, a scongiurare l’approvazione del decreto che cancella la provincia di Matera. «Non siamo riusciti a far capire al ministro Patroni Griffi – conclude Taddei – che non tutte le province sono uguali e, con la questione di fiducia, il governo ha fatto cadere tutti i nostri emendamenti. Ora, il provvedimento decadrà ma avrei preferito centrare l’obiettivo in aula e non per sopravvenuta morte dell’esecutivo. Purtroppo il ministro è stato sordo alle nostre istanze».
A Palazzo Madama, poco soddisfatto dell’andamento della legislatura è il senatore Fli, Egidio Digilio, secondo cui, per varie ragioni, questo Parlamento, di risultati importanti, non è che sia riuscito a portarne a casa molti. «Personalmente mi sono speso per la riforma della legge elettorale all’interno della I commissione Affari costituzionali ma, alla fine, i grandi partiti hanno determinato che non se ne facesse niente. Stessa cosa per la legge sull’anticorruzione, su cui avevo presentato un emendamento per la responsabilità civile dei magistrati». Lavoro quasi bloccato, poi, durante l’ultimo anno di governo tecnico. «L’esecutivo guidato da Monti – continua Digilio – è andato quasi sempre avanti a colpi di fiducia per cui incidere, per noi parlamentari, è stato quasi impossibile. Con il discorso crisi, tra l’altro, siamo stati costretti a votare provvedimenti anti popolari».
Salvatore Margiotta, deputato Pd, cita con orgoglio la legge di riordino della Protezione civile, di cui è stato relatore, e l’indagine conoscitiva sulla Fenice di Melfi. «Il rammarico, invece, riguarda il decreto Tremonti sulle estrazioni petrolifere. In quel caso siamo usciti sconfitti dall’aula, con tantissimi emendamenti non accolti, perché l’alleanza tra Pdl e Lega era ancora molto coesa. Se oggi è possibile che si ipotizzino nuove trivellazioni nello Jonio è per colpa di quel provvedimento voluto da Tremonti e Berlusconi». Resta un cruccio anche la soppressione del tribunale di Melfi mentre è positivo il nulla di fatto sul riordino delle Province. «Una riforma che deve essere ripresa ma rivista nella direzione di maggiore equità».
L’articolo 16 della legge sulle liberalizzazioni – «una svolta nelle politiche energetiche su spinta del governo Berlusconi» – è uno degli elementi qualificanti di questa legislatura ormai al rush finale secondo il senatore Pdl, Cosimo Latronico. «Ora bisognerà completare quel percorso con i decreti attuativi ministeriali – sostiene – ma è indubbia la bontà di un provvedimento che destina una quota del dividendo fiscale derivante dallo sfruttamento dei giacimenti di petrolio alle infrastrutture e allo sviluppo della nostra terra. Le cifre sono importanti perché, secondo le stime del Ministero dello Sviluppo economico, la Basilicata avrà un gettito fiscale di circa 17 miliardi nei prossimi 20 anni». Tra i risultati ottenuti, Latronico cita anche, nell’ambito del Piano per il Sud, «l’azione di pressione per i 100 milioni di euro extrabudget per connettere la Basilicata all’alta velocità Napoli-Bari». Quello che si poteva fare e che, purtroppo, non si è fatto sono, per il senatore Pdl, le riforme costituzionali. «È venuto a mancare quel clima di coesione necessario per varare queste riforme. Peccato, perché poteva essere una stagione costituente molto importante per il Paese».
La radicale Elisabetta Zamparutti, eletta nella fila del Pd nella circoscrizione Basilicata, si ritiene, invece, soddisfatta per «aver evitato che fosse impedito a buona parte dei geologi professionisti di continuare a svolgere un’attività storicamente di loro esclusiva competenza». «Mi riferisco – spiega – alle indagini geognostiche che sono tra l’altro necessarie per l’edificazione privata e anche per le grandi opere. Il governo voleva, infatti, affidare questa mansione a soggetti valutati solo secondo criteri dimensionali e quantitativi, cioé a vantaggio di grandi aziende presso le quali non era neppure necessaria la figura del geologo, mettendo in questo modo a rischio la sicurezza degli edifici e della pubblica incolumità e limitato la libera concorrenza del mercato. L’accoglimento di un mio emendamento al cosiddetto dl Sviluppo di questa estate ha evitato l’approvazione questa follia». Molte, per la deputata radicale, le delusioni di questi anni a Montecitorio, in particolare «aver visto tradite tutte le mozioni parlamentari che ho promosso in aula e che sono state votate anche all’unanimità che impegnavano il Governo (Berlusconi prima e Monti poi) a destinare risorse importanti per la messa in sicurezza del territorio».
Agricoltura, sanità, morti bianche sono alcuni dei temi di cui si è occupata nel suo lavoro a Palazzao Madama la senatrice Pd, Maria Antezza, che si dice soddisfatta soprattutto del contributo dato per favorire la partecipazione delle donne e dei giovani alla vita economica e sociale del Paese. «Per fare un esempio, nella legge di stabilità che arriverà presto in Senato – spiega – sono contenute alcune proposte che abbiamo portato avanti in questa direzione, penso alla riduzione del cuneo fiscale per le imprese che assumono a tempo indeterminato donne e giovani al di sotto dei 35 anni. Anche nel settore agricolo, c’è la possibilità per i giovani di affittare terreni demaniali perché non tutti hanno la fortuna di ereditare la terra».
Purtroppo la fine ormai prossima della legislatura non consentirà l’approvazione di alcuni disegni legge a cui Antezza ha lavorato in questi mesi. «Il rammarico – conclude – è non poter vedere approvato un ddl che affronta la promozione della soggettività femminile e che contrasta il femminicidio, per cui l’Italia ha un triste primato. Stessa cosa vale per un ddl sull’apertura dei reparti di terapia intensiva, una scelta utile sia per i malati che per le loro famiglie. Purtroppo, i tempi stringono e non ce la faremo. Spero che chi verrà dopo riprenda questi temi e possa portarli avanti».
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