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CARMINE oggi ha 34 anni e la sua vicenda era stata una delle pagine più crudeli della amarissima storia di Lea Garofalo. La famiglia criminale dei Cosco lo aveva indotto a corteggiare Denise, la figlia della donna, per tenere sotto controllo quello che stava diventando un pericolo. Poi, Carmine aveva partecipato all’omicidio di Lea. Strangolata e poi data alle fiamme e non sciolta nell’acido come si è a lungo ritenuto. Ed è stato proprio Carmine a permettere di ricostruire i particolari esatti del barbaro delitto e a far ritrovare i resti del corpo. Carmine Venturino ora ha deciso di collaborare con la giustizia. «Il coraggio di Denise, la forza che ha, mi è servita da esempio» svela in una lettera ripresa da Alessandra Coppola e Cesare Giuzzi sul Corriere della Sera.
Il giovane è stato condannato all’ergastolo insieme ad altre 5 persone, tra le quali Carlo Cosco, l’ex compagno di Lea e padre di Denise, un uomo delle cosche di Petilia che più di tutti aveva da temere quando la donna aveva deciso di testimoniare e raccontare tutte le vicende criminali che avevano interessato la sua famiglia. Attirando Lea in una trappola in nome della figlia comune, Cosco l’aveva uccisa con la complicità degli altri, tra i quali proprio Carmine: «Non sono un mafioso, non sono un mostro» dice ora l’ex di Denise, aggiungendo di averlo dovuto fare «per la legge che vige in Calabria».
Poi spiega anche perché ora ha deciso di parlare e far ritrovare il corpo di Lea: «È una cosa molto delicata e credo che a tutti farebbe piacere sapere come sono andati realmente i fatti sulla scomparsa di lei, in particolar modo a Denise: io voglio far luce su questa storia per lei».
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