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PALMI (RC) – Dopo il giudice di Cassazione Corrado Carneva,e Giuseppina Pesce chiama in causa anche l’ex procuratore aggiunto della Dda Salvatore Boemi. Ma l’udienza del processo al clan Pesce di Rosarno, in corso a Palmi, ha riservato ieri diverse novità. Intanto ci sarà un tenente del Ros dei carabinieri che testimonierà martedì prossimo nel processo a carico dei presunti capi e gregari della cosca Pesce di Rosarno. Lo ha deciso il tribunale di Palmi accogliendo una richiesta in tal senso del pm della Dda di Reggio Calabria, Alessandra Cerreti.   I giudici, però, hanno deciso di non accogliere, al momento, la richiesta di far testimoniare anche il comandante ed il vice comandante della polizia penitenziaria del carcere di Palmi.   

L’ufficiale del Ros sarà chiamato a riscontrare alcune delle dichiarazioni della collaboratrice di giustizia Giuseppina Pesce, figlia del boss Salvatore, il cui interrogatorio, in videoconferenza, è terminato ieri sera.   La donna, tra l’altro, rispondendo alle domande del Tribunale e del pm su eventuali rapporti della cosca con ambienti giudiziari, ha riferito di avere sentito il suocero, Gaetano Palaia, fare il nome «di un certo Pirri», aggiungendo di non ricordare se era un maresciallo, e di «Boemi». Salvatore Boemi è l’ex procuratore aggiunto di Reggio Calabria. 

  Subito dopo ha chiesto di parlare Antonino Pesce, detto “testuni”, ritenuto uno dei capi della cosca, che in videoconferenza ha però sostenuto: «Ma proprio a me viene a parlare di Boemi. A me ha fato l’ergastolo. È vero che sono uscito assolto dal processo “Marasco”, ma poi mi ha fatto dare l’ergastolo».

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