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Beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro sono stati confiscati dai finanzieri del Comando Provinciale di Roma ad un imprenditore di origine calabrese, P.C. di 50 anni, da tempo residente a Roma che aveva stretti rapporti con esponenti del clan «Muto» ed è risultato “inserito» in ambienti criminali dediti a reati di usura, appropriazione indebita e truffe colossali, i cui proventi sono stati riutilizzati in attività apparentemente lecite. Il provvedimento, eseguito dalle Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Tributaria della Capitale, rappresenta l’epilogo di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma nell’ambito di un procedimento per l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale che, a marzo dello scorso anno, aveva già portato il Tribunale di Roma a disporre il sequestro dei beni dell’imprenditore calabrese. Dagli accertamenti è stata rilevata la sproporzione tra i redditi dichiarati ed il tenore di vita dell’imprenditore, il quale si è avvalso anche di prestanome per «schermare» il suo ingente patrimonio. Nel corso dell’operazione – che, oltre il Lazio, interessato interessato anche Calabria, Campania, Basilicata e Toscana – sono stati confiscati due unità immobiliari con annessa piscina a Roma, un centro sportivo a Trigoria, alcune autovetture di lusso (due Ferrari, una Porsche e due Hummer), un aliscafo, disponibilità finanziarie e quote societarie ed anche un intero villaggio turistico, con 34 unità immobiliari, impianti sportivi e un tratto di spiaggia in concessione, a San Nicola Arcella in provincia di Cosenza. L’Autorità Giudiziaria di Roma, inoltre, ha disposto nei suoi confronti la sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza per tre anni e l’obbligo di soggiorno nel Comune di Roma.
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