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CATANZARO – Si è concluso con nove condanne e tredici assoluzioni il processo a carico delle ventidue persone coinvolte nell’operazione «Mythos», diretta contro il clan Gallace-Novella di Guardavalle (Catanzaro), le cui posizioni sono rimaste per la trattazione nel capoluogo calabrese (molte altre sono state invece stralciate perché è stata riconosciuta la competenza del giudice di Roma). Il tribunale collegiale ha emesso tale sentenza oggi, a fronte di una richiesta della pubblica accusa di venti condanne – a pene comprese fra 2 anni e 42 anni di reclusione, per un totale di 285 anni e 7 mesi di reclusione e 381.950 euro di multa – e di due provvedimenti di non luogo a procedere per prescrizione.
I giudici (presidente Adriana Pezzo, a latere Giovanna Mastroianni e Wanda Romanò) hanno condannato (gli imputati sono stati scagionati per singoli capi d’accusa): Francesco Cicino a 13 anni 11 mesi e 2 giorni di reclusione e 91.000 euro di multa (il pm aveva chiesto 14 anni e 4 mesi e 30.000 euro); Antonio Giannini a 16 anni 11 mesi e 28 giorni di reclusione e 139.000 euro di multa (chiesti 24 anni e 46.600 euro); Fabrizio Latassa a 15 anni 4 mesi e 25 giorni di reclusione e 102.000 euro di multa (chiesti 30 anni); Cosmo Leotta a 10 anni 1 mese e 15 giorni di reclusione e 91.000 euro di multa (chiesti 12 anni 8 mesi e 40.000 euro); Domenico Origlia a 18 anni e 4 mesi di reclusione e 170.000 euro di multa (chiesti 13 anni 6 mesi e 40.500 euro); Cosimo Andrea Scarano a 4 anni di reclusione e 18.000 euro di multa (chiesti 5 anni 8 mesi e 18.000 euro); Raffaele Tedesco a 4 anni di reclusione e 500 euro di multa (chiesti 42 anni);Vincenzo Menna a 8 mesi di reclusione e 2.000 euro di multa (chiesti 11 anni e 36.000 euro); Giuseppe Squillace a 9 mesi di reclusione e 3.000 euro di multa (chiesti 6 anni 8 mesi e 20.000 euro).
Accuse cadute, fra dichiarazioni di prescrizione e assoluzioni nel merito, per Francesco Aloi (il pm aveva chiesto 11 anni di reclusione e 30.000 euro di multa), Eliseo Andrea Codispoti (chiesti 11 anni e 30.000 euro), Francesco Antonio Colubriale (chiesti 11 anni e 30.000 euro), Enzo Costantino (chiesti 5 anni e 8 mesi e 18.000 euro), Domenico Fazzalaro (chiesti 7 anni e 7 mesi e 1250 euro), Adriano Fiorenza (chiesti 16 anni e 3.300 euro), Agazio Origlia (chiesti 10 anni e 30.000 euro), Amedeo Giuseppe Tedesco (chiesti 22 anni 6 mesi e 2.000 euro), Cosimo Tedesco (chiesti 25 anni e 2.000 euro), Carmelo Vitale (chiesti 4 anni e 300 euro), Domenico Zangari (chiesti 2 anni e 4.000 euro), Giuseppe Antonio Campagna e Giuseppe Mirante, per i quali era già stata chiesta la dichiarazione di prescrizione dei reati contestati. Gli imputati non erano più chiamati a rispondere di associazione mafiosa, poichè per quel capo d’imputazione è stata determinata la competenza del giudice della Capitale. Erano contestati loro, invece, reati emersi nel corso delle indagini sulla «Piovra del Soveratese», tra reati in materia di stupefacenti (ed in un caso associazione finalizzata al traffico di droga), danneggiamenti, rapine ed estorsioni, reati in materia di armi. Indagini svolte dall’Arma dei carabinieri, e coordinate dall’allora sostituto procuratore antimafia Gerardo Dominijanni, che la notte fra il 21 e il 22 settembre del 2004 culminarono in un maxi-blitz per l’esecuzione di 57 provvedimenti di custodia cautelare (47 in carcere, 10 ai domiciliari).
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