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I carabinieri hanno arrestato a Milano due donne, Angela Ferraro e Marina Pesce, di 48 e 29 anni, madre e figlia nonchè moglie e sorella del boss detenuto Salvatore Pesce, capo dell’omonima cosca della ‘ndrangheta. Angela Ferraro e Marina Pesce, accusate di associazione mafiosa e riciclaggio, sono la madre e la sorella della pentita di ‘ndrangheta Giuseppina Pesce, che dopo essere stata fermata, il 26 aprile dello scorso anno, ha iniziato a collaborare con la giustizia rivelando le attività criminali della cosca Pesce.
Le accuse a carico di madre e figlia sono di avere preso parte alla ‘ndrangheta, in particolare alla cosca Pesce, operante in Rosarno, zone limitrofe ed a Milano, ed a sua volta inserita nel territorio compreso nella fascia tirrenica della provincia reggina. L’organizzazione, attraverso la forza intimidatrice tipica dei sodalizi mafiosi, controllerebbe le attività economiche, attraverso la gestione di settori imprenditoriali e commerciali.
Le due donne sono, altresì, accusate del reato di estorsione e di intestazioni fittizie di beni. Il provvedimento coercitivo trae fondamento, prevalentemente, dalle dichiarazioni accusatorie rese ai magistrati della DDA di reggina di Giuseppina Pesce, il cui contributo è stato definito dal Gip «granitico riscontro e naturale completamento del compendio investigativo già raccolto».
Le due donne erano già state fermate, il 26 aprile dello scorso anno, nell’ambito dell’operazione «All Inside» della DDA di Reggio Calabria che aveva portato in carcere una quarantina di persone con la conseguente disarticolazione della potente cosca. Ad Angela Ferraro è contestato, in particolare, di aver svolto il ruolo di collegamento tra il marito Salvatore Pesce, e gli altri membri del clan detenuti: il fratello e il figlio. Marina Pesce è accusata di avere svolto un ruolo di collegamento e trasferimento di comunicazioni e ordini tra il padre Salvatore e il fratello Francesco, entrambi detenuti e gli altri associati. La ragazza è altresì accusata di avere svolto il ruolo di intermediaria circa le specifiche disposizioni date da dal padre e dal fratello sui i destinatari e le modalità delle attività estorsive, nonchè per avere partecipato all’attività di intestazione fittizia di beni e reimpiego dei capitali illeciti del gruppo criminale.
Il fermo dell’aprile 2010 delle due donne venne però annullato dal gip di Milano che ritenne insussistente le esigenze cautelari. Il provvedimento dello scorso anno aveva riguardato anche Giuseppina Pesce che nel mese di ottobre successivo ha avviato la sua collaborazione con i magistrati della DDA di Reggio Calabria. Le dichiarazioni della giovane hanno portato significativi risultati investigativi, consentendo l’emissione di ulteriori provvedimenti coercitivi nei confronti di altri affiliati alla cosca Pesce, tra i quali anche gli stretti congiunti della ragazza.

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