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La polizia di Catanzaro ha arrestato questa mattina tre persone, alle quali viene contestato anche l’omicidio di Placido Scaramuzzino, 43 anni, parrucchiere scomparso ad Acquaro (Vv) il 28 settembre del 1993 ed il cui cadavere non è stato mai trovato.
Tra gli arrestati vi è Antonio Altamura, di 65 anni, ritenuto un elemento di spicco della cosca dell’Ariola, operativa nel comprensorio di Gerocarne (Vibo Valentia). L’uomo, tra l’altro, è stato arrestato nel luglio dello scorso anno nel corso dell’operazione Crimine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria in collaborazione con quella di Milano, che portò all’arresto di oltre 300 persone. Il delitto di Scaramuzzino, secondo gli investigatori, è da inquadrare nella contrapposizione che si era verificata all’epoca dei fatti tra famiglie mafiose che si contendevano il predominio delle attività illecite in alcuni comuni delle Serre Vibonesi.

LA RICOSTRUZIONE DELL’OMICIDIO E LA SPARIZIONE DEL CORPO
Lo hanno avvicinato con l’inganno e ucciso a colpi di zappa, seppellendolo, ancora vivo, in un terreno della frazione Ariola di Gerocarne in provincia di Vibo Valentia. Così è stato assassinato Placido Scaramuzzino, all’epoca 43enne, sparito il 28 settembre del 1993 e il cui cadavere non è stato mai trovato.
A fare luce sul delitto è stata un’indagine condotta dalla squadra mobile di Catanzaro, coordinata dalla Dda del capoluogo, che ha portato all’arresto per omicidio e occultamento di cadavere di Antonio Altamura, di 65 anni, Vincenzo Taverniti, di 52 ani, e Antonio Gallace di 46.
I particolari dell’omicidio del parrucchiere di Acquaro sono stati illustrati in una conferenza stampa a Catanzaro dal procuratore della Dda Vincenzo Antonio Lombardo, dall’aggiunto Borrelli e dal capo della mobile di Catanzaro Rodolfo Ruperti che hanno delineato lo scenario dello scontro tra le cosche Loielo, specializzata all’epoca nei sequestri di persona, e Maiolo e le evoluzioni delle organizzazioni ‘ndranghetistiche operanti nelle Serre vibonesi. L’indagine partita dalla squadra mobile di Catanzaro si è incrementata con i contributi di due collaboratori di giustizia: Francesco Loielo ed Enzo Taverniti che hanno partecipato a vario titolo alla vicenda. Scaramuzzino, ritenuto vicino alla famiglia Maiolo avversaria dei Loielo, scontro dal quale si originò una faida che vide prevalere i Loielo, venne bloccato in macchina da Enzo Taverniti, allora minorenne, con la scusa di un passaggio. Venne stordito e fatto scendere dall’auto e condotto in una zona di campagna.
Qui Altamura, indicato dagli inquirenti come il capo del locale di Ariola e personaggio di estremo spessore criminale, assieme a Vincenzo Taverniti, a Francesco e Vincenzo Loielo, assassinato anni dopo, lo uccise colpendolo alla testa e al petto dopo averlo fatto adagiare e denudare in una buca. Loielo ha indicato il luogo dove è stata seppellita la vittima ma le trasformazioni intervenute non hanno consentito di avere riscontri. I vertici della Dda di Catanzaro hanno sottolineato l’importanza degli esiti dell’indagine condotta in una zona “inesplorata fino ad ora” e del ruolo di Altamura, capo del locale di Ariola, arrestato nell’ambito dell’operazione Crimine del luglio scorso.

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