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«Ricordo, dunque esisto»; questo il titolo della giornata in memoria dei magistrati Giovani Falcone, Paolo Borsellino e delle vittime di tutte le mafie, promossa dall’associazione Terra Mia e da Libera con il patrocinio del Comune di Cutro. L’iniziativa, con il coinvolgimento delle scuole cittadine, si terrà il 23 maggio nell’anniversario della strage di Capaci.
«Il progetto è partito due anni fa – afferma il coordinatore dell’associazione Terra mia, Marco Ciconte – e cerca di guardare lontano: ci siamo accorti della vergognosa indifferenza verso l’insostituibile valore della memoria e dei danni che stava provocando nelle nuove generazioni. A Cutro non c’era un solo mattone dedicato a Falcone o a una vittima della mafia. Di fatto era difficilissimo trovare un adolescente che sapesse cosa era successo il 23 maggio del ’92; tra i ragazzi delle scuole medie c’era anche chi diceva che Falcone era un mafioso. A questo si era giunti: ancora dieci anni, e nessuno avrebbe potuto o saputo raccontare nulla della lotta alla mafia e dei suoi eroi».
«Due anni fa – prosegue Ciconte – abbiamo cominciato a risvegliare le coscienze. Abbiamo chiesto ed ottenuto che la centralissima Sala Polivalente fosse dedicata a Falcone e Borsellino e abbiamo istituito la Giornata della Memoria, collaborando con Libera e partendo dal necessario coinvolgimento delle scuole cutresi. Abbiamo intitolato il primo convegno ‘Dalla legalità all’antimafiosità, e l’anno scorso ‘Gli eredi di Giovanni e Paolo’. Nell’edizione 2011 cercheremo di fare sempre di più: la mattina sarà interamente dedicata agli studenti, che saranno gli assoluti protagonisti di due cortei che convergeranno sulla Sala Falcone e Borsellino.
Il convegno pomeridiano avrà per titolo «Affamare la mafia, nutrire la società» e si parlerà di prevenzione e di riutilizzo sociale dei beni confiscati. Le relazioni sono affidate al giornalista Filippo Veltri, responsabile della sede Ansa della Calabria, al Prefetto di Crotone, Vincenzo Panico e a Renato Cortese, dirigente della Squadra Mobile di Reggio. C’è un ulteriore aspetto che intendiamo trattare in questa edizione: la necessità di raccontare la criminalità organizzata per quella che è, un cancro odioso che uccide la società».

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