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di SALVATORE SANTORO Il centrosinistra rischia l’implosione. E’ quanto hanno “minacciato” ieri alcuni pezzi della coalizione che dovrà sostenere Vito De Filippo per la riconferma alla presidenza della giunta regionale.
La questione è stata sollevata da esponenti lucani di Sinistra ecologia libertà, del Partito socialista, della Federazione comunista e dell’Italia dei valori che in una nota congiunta hanno senza mezzi termini chiesto «la rapida convocazione del tavolo regionale della maggioranza per evitare che il non governo unitario dei processi politici in corso possa determinare l’implosione del centrosinistra lucano». In calce le firme di Carlo Petrone, Donato Salvatore. Italo Di Sabato e Michele Radice che secondo la nota «si sono incontrati per fare il punto sulle relazioni politiche nel centrosinistra lucano».
La questione in pratica è tutt’altro che un campanello d’allarme. Agli alleati storici della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione non sarebbero piaciute alcune accelerazioni: l’alleanza che Vito De Filippo e Roberto Speranza hanno chiuso con l’Udc senza aver convocato prima il tavolo del centrosinistra storico e «la nomina unilaterale di Sabino Altobello a commissario dell’Ato rifiuti regionale, senza consultare le altre forze del centrosinistra».
Non sono piaciute anche agli stessi Petrone, Radice, Di Sabato e Salvatore le voci secondo cui il candidato governatore del Pd, De Filippo starebbe già lavorando alla definizione della prossima giunta. In tal senso anche l’alleanza con l’Api di Vilma Mazzocco e Francesco Rutelli con il neo rinforzo di Antonio Flovilla sarebbe stata chiusa fuori dal tavolo del centrosinistra. Ma i motivi di fibrillazione riguardano anche i Popolari uniti di Antonio Potenza e Luigi Scaglione che si sentirebbero poco coinvolti in questa fase.
In tutto questo a complicare il quadro c’è anche la questione relativa all’abolizione del listino regionale. La legge in consiglio a via Anzio per l’eliminazione della lista maggioritaria regionale è passata all’unanimità. Ma secondo autorevoli indiscrezioni si attenderebbero ancora notizie da Roma rispetto alle decisioni della Corte costituzione e del governo. Giovedì potrebbe essere la giornata della verità. Di sicuro se saranno confermati i timori che le prossime elezioni potrebbero essere svolte “sub iudice” è difficile che il listinonon venga rispolverato immediatamente.
Ma secondo indiscrezioni in realtà si starebbe già lavorando all’identikit dei perfetti candidati per il listino. L’ipotesi che si sta accreditando maggiormente in questi giorni è quella legata ai big che alcune settimane fa hanno creato l’associazione politica dei Mille passi. In particolare potrebbe essere proprio il fondatore Ercole Trerotola a trovare posto nel listino come “personalità” slegata dalle logiche tradizionali dei partiti . Nessuna conferma da parte dello stesso Trerotola che però sulla possibilità di vederlo candidato alle prossime elezioni risponde: «Candidarsi significa vivere la politica, trasformare le istituzioni in luoghi di incontro, significa creare e rafforzare relazioni che diano idee da realizzare per la propria regione. Significa incontrare le differenze con cui questa regione si cimenta. Questo mi è capitato fare quando fui eletto sindaco; dismisi gli abiti del privato cittadino per indossare quelli di un viaggiatore alla scoperta delle energie del mio paese. Quindi liberai tutta la mia curiosità per immaginare cosa avrei potuto fare per il mio territorio. Debbo dire, tutto sommato, che non mi riuscì male. Se mi candido lo decideranno, come sempre, le circostanze; i cosiddetti fattori di contrasto che, in politica, determinano clamorose vittorie e sonore sconfitte».
Insomma ufficialmente non è nè un sì e un no, ma sulla propria idea di politica Trerotale spiega: «La politica deve continuare nell’autocritica appena intrapresa dalle nuove generazioni. Se Lacorazza riconosce di essere caduto nella trappola del “consenso a tutti i costi”, ravvisa, evidentemente, la necessità di dover cambiare passo. Se Roberto Speranza ammette la necessità di dover uscire dall’assistenzialismo e dal clientelismo come forme di approvvigionamento elettorale, ciò significa che la generazione dei trentenni lucani ha compreso le nuove sfide della politica, ha una nuova concezione della politica di cui occorre favorirne la diffusione. Sviluppo culturale e politico non potranno che agevolare una crescita economica sin dalle fondamenta».

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