X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

di GIUSEPPE DE BARTOLO
Quello che è accaduto a Rosarno qualche giorno fa è un fatto di una gravità estrema che richiede una profonda riflessione sia per coglierne le cause sia per proporre i necessari rimedi. Innanzi- tutto partiamo da una breve analisi del fenomeno dell’immigrazione straniera in Italia. Come’è noto, dopo la conclusione della parabola migratoria italiana, che ha visto dal 1861 al 1971 ben 26 milioni di italiani migrare nelle Americhe e nei paesi del Nord Europa, dall’inizio degli anni ’80 i flussi si sono invertiti e l’Italia è divenuto un paese di immigrazione. Alla fine del 2008, se si considerano anche gli immigrati irregolari, in Italia vivono stabilmente quattro milioni e mezzo di stranieri, ovvero quasi il 7% della popolazione. Se si tiene conto che la popolazione straniera si concentra in larga parte nel Nord e nel Centro, segue che la percentuale di immigrati in queste zone è ancora molto più elevata, 13-15 %. L’immigrazione ha contribuito a invertire la tendenza demografica dell’Italia, tanto che oggi la popolazione italiana è in crescita grazie soprattutto agli stranieri (in media negli ultimi anni si è avuto un saldo attivo di 300 mila immigrati). Nei prossimi anni i flussi immigratori saranno ancora consistenti e forse in ulteriore crescita per tutta una serie di cause, alcune delle quali vengono qui succintamente esaminate. La pressione demografica diventerà più forte quando usciranno dal mercato del lavoro i figli del baby boom degli anni ’60 del secolo scorso, sostituiti dalle generazioni anemiche del baby bust degli anni ’80. Nel prossimo futuro, grazie all’aumento del livello di istruzione secondaria e universitaria, molti più italiani rifiuteranno certi lavori. L’invecchiamento della popolazione nei prossimi decenni raggiungerà livelli ancora maggiori di quelli che si osservano oggi e di conseguenza aumenterà la richiesta di manodopera a basso costo nel settore dei servizi domestici alle famiglie, anche sulla spinta di un probabile aumento dell’occupazione femminile; la medesima esigenza si avrà anche in altri settori come l’edilizia, l’agricoltura, i servizi turistici. Sarà pertanto veramente difficile per i futuri governi sottrarsi alla pressione di sanatorie dei lavoratori irregolari. Né è pensabile prevedere un’attenuazione dei flussi per effetto della crisi economica in quanto i settori indicati in precedenza sono proprio quelli meno sensibili all’effetto di una crisi. Di conseguenza se le immigrazioni si manterranno sui ritmi di crescita dell’ultimo decennio nel 2020 la popolazione straniera in Italia raddoppierà. Il nostro paese si è trovato impreparato a gestire questa massa sempre crescente di persone, per cui alla governance del fenomeno si è scelto di fronteggiare l’emergenza con varie sanatorie, ultima in ordine di tempo quella che ha trasformato l’immigrazione irregolare in reato penale, caso unico nella giurisprudenza di reato amministrativo che ha valenza penale. Bisogna prendere atto che gli immigrati oggi costituiscono un elemento strutturale della nostra società e che contribuiscono in maniera non banale alla crescita economica. Si registra una crescita continua e sostenuta degli stranieri regolarmente occupati e altrettanto può dirsi dei titolari di imprese, soprattutto extracomunitari. Le cifre fanno considerare gli immigrati imprenditori come i nuovi protagonisti dello sviluppo italiano basato sulla piccola impresa e le piccole imprese gestite da stranieri contribuiscono al benessere economico generale, fornendo beni e servizi a prezzi competitivi, in settori a minore valore aggiunto. Le imprese immigrate mettono in comunicazione tra loro sistemi economici, politici e socio culturali differenti, coinvolgendoli nel processo di produzione, distribuzione e consumo finale, offrendo vantaggi sia per le comunità immigrate sia per la società locale e la sua economia I governi che si sono succeduti in quest’ultimi decenni non si sono mai veramente posti il problema dell’inserimento in modo armonico nella società di questa crescente massa di nuovi cittadini. Secondo le esperienze di altri paesi è possibile individuare tre modelli di integrazione: l’assimilazione, ovvero la perdita delle caratteristiche culturali del luogo di origine; l’integrazione multiculturale, ovvero il mantenimento di tratti culturalmente ben distinti e lo sviluppo di società parallele di solito concentrate dal punto di vista territoriale; l’integrazione interculturale, cioè la contaminazione culturale tra nuovi e vecchi cittadini. In Italia, per le caratteristiche con cui si sta evolvendo il fenomeno e grazie alla mancanza di forti concentrazioni di immigrati in determinati territori, il modello più idoneo sarebbe quello dell’integrazione interculturale che eviterebbe l’assimilazione verso gli strati bassi della società dei giovani figli degli immigrati, caratteristica che in altri contesti (per esempio Francia e Inghilterra) ha prodotto gravi tensioni sociali. Ma, come si diceva, i vari governi non hanno seguito nessuna politica di integrazione, né si sono mai adoperati al varo di norme per attenuare i disagi delle fasce più emarginate degli immigrati regolari, come per esempio predisporre un piano casa, né per realizzare una accoglienza decente degli irregolari, né per offrire alloggi temporanei ai lavoratori immigrati impiegati nei lavori stagionali in agricoltura. La crisi economica ha poi ancora di più acuito i problemi: molti immigrati espulsi dalle fabbriche del Nord vagano per l’Italia per trovare impiego stagionale in agricoltura, in Calabria in inverno per la raccolta delle arance, in primavera in Puglia per la raccolta delle olive, in estate in Campania per quella dei pomodori, determinando in certe aree di queste regioni insediamenti dormitori, veri e propri ghetti, come quelli che abbiamo potuto vedere in questi giorni dai servizi televisivi. Migliaia di persone sfruttate a 20 euro al giorno, alla mercè dei caporali con lo Stato assente, le Regioni e le amministrazioni locali indifferenti. A Rosarno, in una realtà già di per sé difficile per degrado e povertà, la presenza in questa piccola comunità di una forte concentrazione di immigrati, non tutti in verità irregolari e clandestini, ha nel corso di questi anni alimentato tensioni xenofobe, che sono sfuggite di mano alla stessa ‘ndrangheta che su di essi si arricchisce, con reazioni a catena che hanno portato al disastro di cui siamo stati testimoni. Quello che è accaduto a Rosarno si verificherà con certezza in altri posti e forse con conseguenze ancora più devastanti se non si affronterà in modo tempestivo e serio il problema dell’accoglienza dell’immigrazione e di quella irregolare in particolare, per quest’ultima rifuggendo dall’idea che possa essere risolta accentuando le espulsioni di massa.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE