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Ci sono date associate a partite che restano scolpite nel cuore dei tifosi in maniera indelebile. Anche se non si vince niente, anche se sono solo battaglie di una più complessiva guerra, anche se si tratta di semplice transizione. Per i tifosi del Crotone il 28 novembre del 2009 resterà un giorno indimenticabile: il giorno della vittoria a Torino contro il Torino. Che i rossoblu avevano battuto altre due volte, ma non fuori casa, non al vecchio Comunale, che con un po’ di megalomania hanno ribattezzato Olimpico solo perchè vi si sono svolte le cerimonie inaugurale e conclusiva dei Giochi invernali, tre anni e mezzo fa. Il 28 novembre del 2009 fa il paio con l’1 ottobre del 2005, quando il Crotone espugnò Bologna davanti a duemila crotonesi nella curva sotto il colle di San Luca. A Torino non erano così tanti, ma si sono fatti sentire e hanno gioito come pazzi anche loro. E’ l’ennesima perla collezionata dalla gestione Vrenna-Gualtieri, ed è la conferma dello stato di grazia della squadra di Franco Lerda che i numeri testimoniano indubitabile: è la quarta vittoria nelle ultime cinque gare, in cui i rossoblu hanno conquistato 13 punti su 15, è anche la seconda impresa esterna consecutiva dopo quella di Modena. Nelle ultime cinque giornate il Crotone ha segnato 8 reti subendone solo 3, e la difesa si conferma, a dispetto pure di un modulo che la mette a dura prova, il reparto più solido e affidabile: con 17 gol al passivo è l’ottava in assoluto, migliore di tutte le squadre che seguono il Crotone in classifica ma anche di quelle del Lecce capolista e dell’Empoli terzo in classifica. La prova di Torino è da applaudire in maniera incondizionata per la determinazione, l’enorme spirito di sacrificio, la grande capacità polmonare anche di chi solitamente non è abituato a rincorrere e a rientrare, e una dote nuova, spiccata al momento giusto: il cinismo, quello col quale si è approfittato dei due errori della difesa del Torino, l’imbarcata di Zoboli e il rinvio fantozziano di Calderoni. Non si può, tuttavia, trascurare alcune prestazioni. Quella di Abruzzese e di Legati, ad esempio, anche se non si tratta più di una novità. Il pugliese sembra l’Orlando furioso in mezzo all’orda pagana, il marine di guardia sulla muraglia rossoblu. Non è del tutto incolpevole sul gol di Bianchi, che però forse prima lo strattona, ma poi si moltiplica, è una piovra, il suo intervento in chiusura su Di Michele a un quarto d’ora dalla fine è da tre punti, come pure il salvataggio sulla linea di Legati su Diana. Il ragazzo di scuola milanista ha ridotto ai minimi termini Vantaggiato e messo la museruola a Di Michele, degno erede di Ogbonna (in panchina: che tristezza!) e Diniz. Grande Concetti, decisivo su Gorobsov e Di Michele, bravissimo Galardo, che è il leader di questa squadra per la personalità, oltre che per il cuore. Giganteschi Petrilli e Gabionetta. Il primo non si è risparmiato e ha scelto Torino, la sua città, e il Torino, il nemico numero uno visto che è cresciuto nella Juve, per segnare (era ora!) il primo gol in serie B. Il brasiliano è stato uno spettacolo: capace di volteggiare leggero e intessere finissimi tappeti di slalom, finte e controfinte, ma anche di imbracciare il fucile a pompa e rispondere a colpi d’ascia e di mazza ferrata. Ecco perchè Lerda non ne farebbe a meno neanche se minacciato di tortura. I pitagoricialla quartavittoriain cinquepartite
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